lunedì 15 giugno 2015

#RITAGLI #SOCIETA' / Ci vuole il protezionismo (Serge Latouche)

[D: La decrescita felice. L’abbondanza frugale. Sono i Leitmotiv latouchiani, la fine dello sviluppo fine a se stesso]
L’abbondanza frugale è un orizzonte di senso. La decrescita è un’utopia positiva. Ma anche quella della crescita infinita e fine a se stessa è un’utopia.

[D: Dopo la crisi la crescita è ripartita]
Direi invece che la crescita è finita. Vediamo un bagliore, ma è come quello di una stella morta: continua a brillare ad anni luce di distanza, pensiamo che sia lì, ma in realtà… Se c’è una cosa demenziale è aggrapparsi a quelle stime striminzite che circolano: la crescita dello 0,4%. Roba da feticisti.

[D: In Italia da qualche anno si parla di spread e di rapporto deficit/Pil anche nei baretti di campagna]
È una forma di colonizzazione dell’immaginario. Truffe. Come quando si raccontò la favola della globalizzazione che avrebbe creato un mondo migliore. Invece ha creato un mondo unico in cui si è passati da una società dei mercati a una società del mercato. Dove tutto diventa merce.

(D: Esiste un’alternativa?]
Ri-localizzare le produzioni, de-mondializzare. Capisco che per gli italiani sia una parola quasi indicibile, ma talvolta si dovrebbe ricorrere al protezionismo: per tutelare le economie dei territori e la loro cultura. Bisogna tornare a proteggere la salute: incentivare l’agricoltura ecologica produttiva, ma non produttivista. Faccio mie le parole d’ordine di Slow Food che sono coerenti con la decrescita: buono, sano e giusto. E poi il lavoro…

[D: Il suo slogan sul lavoro è…?]
Lavorare meno per vivere meglio. Bisogna tornare a scoprire che la vita non è solo lavoro.

[D: Lei una volta, citando delle statistiche sui consumi planetari e confrontando gli eccessi frenetici Occidentali con le abitudini africane, ha scritto: “Ho dei dubbi sul fatto che un parigino che prende la metro tutti i giorni sia più felice di un abitante del Burkina Faso”]
In Occidente, oltre che gli imprenditori in crisi, hanno cominciato a suicidarsi anche i bambini. La Francia ha il record per consumo di Prozac. Ormai siamo dei tossici da lavoro e da consumo. Capisco che non tutti vorrebbero un modello di vita africano, ma sia chiaro che i consumi non danno un senso alla vita. I consumi sono una droga illusoria che non soddisfa un vero desiderio. Dalla Francia oggi partono tanti ragazzi delle periferie per combattere in Siria. La vita per loro non ha un senso e ne cercano uno in una guerra lontana. Davvero immaginiamo per i nostri figli una società dove l’unico senso siano i soldi e i consumi?».
(...)

[D: Qual è il futuro dell’Euro?]
Non credo che ne abbia uno. L’Europa non può mantenere una moneta comune avendo un diverso fisco, diversi welfare, diverse leggi sull’ecologia.

[D: Si potrebbero uniformare i sistemi fiscali e di welfare dei Paesi europei]
Mi sembra davvero impossibile.
(...)

[D: Ha un telefono cellulare?]
No.

[D: Se glielo regalassero?]
Non potrei accettare. Mi sporcherebbe la vita.

*** Serge LATOUCHE, 1940, economista e filosofo francese, intervistato da Vittorio Zincone, «E' indicibile, ma ora serve il protezionismo», estratto, 'Sette', 24 aprile 2015

LINK, intervista integrale qui

Su Serge Latouche, sempre qui nel blog, 1 altro contributo-video, qui

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