Jan HAMMALUND, 1951, compositore e cantautore svedese,
I condannati a morte,
da un testo di Karin Boye, 1900-1941, scrittrice e poetessa svedese,
scritto nel 1927 per Sacco e Vanzetti, traduzione di Riccardo Venturi,
‘canzoni contro la guerra’, 11 novembre 2007, http://bit.ly/1xOaPq7.
Ferdinando Nicola Sacco (1891–1927) e Bartolomeo Vanzetti (1888–1927) furono due anarchici italiani. Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni Venti (23 agosto 1927), con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio Slater and Morrill.
Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Presso il grande tribunale
dopo la sentenza a morte
stan parlando i condannati
col pensiero della corte
Disse allora l'uno all'altro:
Nessun sa quel che ci spetta,
forse questo è sol l'inizio
di un'impresa che ci aspetta.
Le tue guance sono bianche,
come braccio ardente e forte
vive son come la fiamma,
tempo ancora c'è alla morte
Sfavillanti, audaci e fieri
ce ne andiamo a fine d'onta,
sfavillante, audace e fiero
brilla l'animo e poi monta.
Per lo spazio vuoto e il gelo
trasportate con i venti,
dove il bosco è più secco
cadran due scintille ardenti,
Dove il bosco è più secco
cadran due scintille ardenti.
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