Gli psicologi parlano a questo riguardo di ‘ottimismo efficace’ o ‘creativo’. Esso non significa illusione, autoinganno, edulcorazione della realtà. Significa sforzo di comprensione, attraverso un’analisi lucida e cruda, e capacità di liberarsi delle abitudini apprese, di modificarle e abbandonarle, quando è necessario, per trovare soluzioni nuove che rifiutano il determinismo e sono aperte all’imponderabile. Tanto più una situazione è complessa, tanto più il futuro presenta moltissimi elementi che non possono essere previsti con sicurezza. Un ottimismo creativo è capace di tollerare quest’incertezza e non si rifugia in schemi di interpretazione già confezionati o che pretendono una comprensione certa. Si tratta, in definitiva, di un atteggiamento flessibile, aperto alla realtà e alle sue sfide anche drammatiche, capace di rispondere in modo creativo alle difficoltà, di non chiudersi al cambiamento ma di aprirsi alla ricerca di nuovi adattamenti anche nelle situazioni più difficili.
Siamo dunque ben lontani sia dall’immagine dell’ottimista un po’ ebete, che come un automa ripete che tutto andrà bene, sia dalla supponenza del pessimista, che vuole far passare come più fondate le sue valutazioni preconcette. Di certo, l’ottimismo creativo chiama ognuno di noi, sia nella vita privata che sui grandi temi della vita sociale, ad uno sforzo maggiore su un duplice piano: su quello cognitivo per comprendere la realtà nella sua complessità e nelle sue sfumature, e su quello emotivo per rinunciare alle illusioni del "pensiero desiderante" e alle certezze degli schemi interpretativi già codificati.
*** Silvia BONINO, psicologa, docente di psicologia dell’università di Torino, Pessimismo vs ottimismo. Una contrapposizione sterile, ‘Psicologia contemporanea’, luglio-agosto 2009.
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