Salvatore NATOLI, 1942, filosofo, docente università Bicocca, Milano
Il cibo della mente, da 'Storia in Piazza', V edizione, Genova, 12 aprile 2014
Introduzione di Paolo Battifora
Introduzione di Paolo Battifora
video, 54min07
«Il discorso del cibo si iscrive fondamentalmente in una economia della mente, in una teoria generale dell'equilibrio. Questo non vuole dire che non bisogna ogni tanto concedersi degli squilibri: tentare l'eccesso in qualche caso diventa un allargamento della conoscenza. (...) Ma ci possiamo permettere l'eccesso quando abbiamo guadagnato una capacità di dominio (temperanza, 'enkrateia').
(...)
Oggi l'accesso alla notizia lo possono avere tutti, ma l'organizzazione competente della conoscenza no. (...) 'Imbandire la mensa' vuol dire lavorare moltissimo sul terreno della formazione. La formazione è appunto il luogo in cui si preparano i tavoli per poter distinguere, accedere, selezionare, il cibo buono per crescere. Senza la formazione ci può essere l'indigestione senza il nutrimento. I libri 'che vanno' a differenza dei libri 'che servono'. La genericità a fronte dell'approfondimento, del dominio della conoscenza» (Salvatore Natoli)
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Oggi l'accesso alla notizia lo possono avere tutti, ma l'organizzazione competente della conoscenza no. (...) 'Imbandire la mensa' vuol dire lavorare moltissimo sul terreno della formazione. La formazione è appunto il luogo in cui si preparano i tavoli per poter distinguere, accedere, selezionare, il cibo buono per crescere. Senza la formazione ci può essere l'indigestione senza il nutrimento. I libri 'che vanno' a differenza dei libri 'che servono'. La genericità a fronte dell'approfondimento, del dominio della conoscenza» (Salvatore Natoli)
Un intervento 'superbo'.
Ricco e suggestivo, pieno di 'sapere' e di 'sapore': che dimostra come, partendo dal cibo, si può fare della filosofia 'concreta', che ti fa (ri)pensare a come viviamo e a come potremmo vivere meglio se solo acquisissimo maggiore consapevolezza.
Di noi stessi, oltre che del mondo.
Ricco e suggestivo, pieno di 'sapere' e di 'sapore': che dimostra come, partendo dal cibo, si può fare della filosofia 'concreta', che ti fa (ri)pensare a come viviamo e a come potremmo vivere meglio se solo acquisissimo maggiore consapevolezza.
Di noi stessi, oltre che del mondo.
Il che poi altro non significa che maggiore dominio di sé.
Prendiamoci un'oretta: non sarà tempo perso, perché, grazie a questo chef davvero stellato, parteciperemo ad un 'simposio': un pranzo, di alta cucina, della mente. (mf)
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