In una società dove il valore personale è rappresentato dall’efficienza, l’autostima si misura sulle prestazioni erogate: ma se non c’è un metro di riferimento la richiesta diventa assoluta, illimitata, travolgente. Mentre sino a pochi anni fa la contraddizione fondamentale era tra essere e avere, adesso è piuttosto tra essere e fare. Un fare che, avulso dal fine e ignaro dei mezzi, diviene uno scopo per se stesso. In questo caso gli psicofarmaci risultano al tempo stesso necessari e micidiali. Sul momento consentono infatti di oltrepassare i limiti delle proprie risorse, di battere via via tutti i record personali. A lungo andare però, mettendo a tacere i sintomi, imbavagliando l’angoscia, impediscono di riflettere sul senso della vita e di programmare il proprio destino.
*** Silvia VEGETTI FINZI, psicologa e psicoterapeuta, esperta di psicologia dinamica, rubrica ‘psiche lei’, ‘Io donna’, 15 maggio 2004.
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