I diritti civili di cui si parla, distinti e/o contrapposti ai sociali, sono quelli delle minoranze, a cominciare da quella minoranza maggioritaria costituita dalle donne, passando per gli omosessuali, gli handicappati, i migranti, i minori. Le leggi che li riguardano parlano di aborto, matrimonio omosessuale, eutanasia, tutela dell’ambiente, dei consumatori, dei piccoli investitori, in Francia educazione senza pregiudizi di genere eccetera. Eppure anche il salario di cittadinanza riguarda tutti gli individui uti singuli, e così le misure di welfare in tutta la loro ampiezza. Cioè le conquiste dell’età dell’oro del riformismo, a cui Gauchet vorrebbe ora dare nuovo e più radicale slancio. Diritti civili e sociali non costituiscono perciò due mondi, e meno che mai di alambicco individualista i primi e di crogiuolo di fraternité i secondi. Le etichette fanno torto alla loro realtà, che è sempre civile-sociale, in differenti proporzioni, va da sé, secondo la differentissima caratura di rilievo pubblico e/o esistenziale. Essi ovviamente non vanno confusi con rivendicazioni risibili o pericolose che costituiscono la caricatura (perfino oscena e sinistra) dei «diritti umani», e che possono (devono!) essere combattute senza sconti da chi si fa paladino di tutti gli altri: il «diritto» – spesso familista – a non mandare i figli alla scuola dell’obbligo, a non vaccinarli o vaccinarsi, a portare il velo o a esibire il crocefisso eccetera. Sia chiaro: alcuni diritti civili – tra i più urgenti – sono perfettamente compatibili col liberismo più spinto: si può volere il diritto all’eutanasia e insieme la flat tax o la limitazione del diritto di sciopero. Ma non vi è nessun transito causale dal primo ai secondi. E per un operaio donna, omosessuale, atea e magari handicappata, costituisce arricchimento personale e di legami sociali tanto uno «statuto dei lavoratori» (in Italia vigente dagli anni Settanta e che l’ondata blairiana di Renzi ha appena abrogato) quanto il diritto a sposarsi con la propria compagna eccetera. Riesce assolutamente criptico perché il primo promuoverebbe coesione con i compagni di lavoro e il secondo la sua atomizzazione individualistica, egoistica eccetera. I «diritti della persona» possono fiorire nell’impostura della libertà-proprietà-profitto o nella passione ri-formatrice della trinità repubblicana liberté-egalité-fraternité. Considerarli una minaccia alla democrazia è un autentico qui pro quo.
*** Paolo FLORES D'ARCAIS, filosofo, direttore di 'MicroMega', Sovranità uguale il riformismo rivoluzionario della democrazia radicale, 'MicroMega', 1, 2016
'MicroMega', 1, 2016
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