È la magia delle narrazioni e la sperimenta qualsiasi buon lettore: immergersi in un romanzo vuol dire entrare in altri mondi e vivere altre vite, ampliare le prospettive, scoprirne di nuove e farle proprie, viaggiare nello spazio e nel tempo.
Vuol dire, a storia terminata, provare ulteriori emozioni: appagamento, straniamento, nostalgia. E perfino sollievo se la lettura si è rivelata, come può succedere, tanto immersiva quanto destabilizzante o disturbante (pensate a Kafka o a Dostoevskij, ma anche, per esempio, al Faber di Sotto la pelle).
Bene, tutto questo è qualcosa di più che un’illusione: succede davvero così, e sono psicologi e neuroscienziati a dirci come e perché leggere romanzi cambia il nostro cervello, e noi con lui, in modo permanente.
*** Annamaria TESTA, pubblicitaria, Com'è il cervello di chi legge romanzi, 'internazionale.it', 8 giugno 2015
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