giovedì 1 gennaio 2015

#VERSETTI SATIRICI / Almanacco della satira (2015)

GENNAIO
Nevica, ma pochissimo.
Voci sul Quirinale
danno favoritissimo
un fratello Abbagnale.
Non sanno, a quanto pare,
più che pesci pigliare.
Di Prodi e Rodotà
si mormora che Renzi
tema la qualità:
quelli non li influenzi.
Fassino il blog di Grillo
dice che è della Cia.
Zagrebelski ha l’assillo
della Costituzione.
Ecco la strategia:
puntare su un minchione.

FEBBRAIO
Giovani occidentali
delusi dall’Ipad
fanno i salti mortali
per andare al Jihad.
Prova a chiamarti Alberto
e diventar Malik,
Leone del deserto:
non è molto più chic?
La palandrana nera
ti fa sentire nobile
anche se sei a Bassora
che lavi l’automobile.
Mamma, che ha i tuoi recapiti
pensa alla pulizia:
’Dimmi, quando decapiti
poi mandi in tintoria?’

MARZO
Salvini in pianta stabile
abita a Spaccanapoli.
È un leader molto abile:
lui sa blandire i popoli.
Stende la biancheria
cantando ’Cerasella’
e strilla per la via
come Pulicinella.
Gli piace. Si immedesima.
Canta pure alla cresima
di un nipote di Cutolo.
Esagera. Nel vicolo
diventa un vero guappo.
Fa scippi con lo strappo.
Sposa una neomelodica
e lascia la politica.

APRILE
Arriva primavera
e le ministre in fiore
annunciano entro sera
riforme di spessore.
Le guardi compitare
le norme e i codicilli.
Non fanno più pensare
le belle, a Pitigrilli
e a quelle nere alcove.
Queste fanciulle nuove
non vogliono sedurre
ma alla virtù condurre.
Madonne fiorentine!
Altro che le veline!
E quanto alla politica:
che c’entra la politica?

MAGGIO
Tutti a guardare il Pil.
Sembra che si accartocci.
Anzi, collassa. È in cocci.
Forse col Vinavil...
Ma più lo curi, il Pil
meno ti sembra sano
un tallone di Achìl
che proteggere è vano.
È come il leviatano
del libro di Melvìl
che più lo insegui, il Pil
più ti sembra lontano.
Con un filo di voce
dice, ingoiando il groppo:
’Non mettetemi in croce,
vi ho già dato anche troppo’

GIUGNO
Grillo con Casaleggio
(dei due il secondo è peggio)
fanno l’appello. Abbate!
Espulso. Degradate
la Barozzi e la Doris
(sono andate da Floris).
Radiato Parisét
col voto di internét.
Sambuchi e la Voglino
che han perso uno scontrino
si son dati alla macchia.
Rimane solo Fracchia.
Impallidisce, muto.
Rilegge lo statuto.
Anche se non lo infrange
si sente in colpa e piange.

LUGLIO
Negri disidratati
sotto un sole maiale
aspettano sdraiati
che arrivi il caporale.
Nel loro scantinato
i cinesi di Prato
piegati come scampoli
dormono ammontichiati.
Come se avesse i trampoli
rincorre i suoi dannati
il diavolo che regge
la cerchia degli schiavi.
A rimpinguare il gregge
scendono dalle navi
i profughi africani.
Fanno ciao con le mani.

AGOSTO
A Ibiza va di moda
condire l’aragosta
con il Campari soda.
Tatuarsi una supposta
sul culo. Limonare
con il gelato in bocca.
Cominciare a gridare
appena uno si abbiocca.
Mangiare le tortillas
tante da vomitare
sniffare le espadrillas
dopo che vai a ballare.
Farsi un selfie con molta
allegria da postare.
Perfino, qualche volta,
fare un bagno di mare.

SETTEMBRE
A Roma er Cocuzzaro
litiga con er Pappa
anvedi! se l’acchiappa
l’accoppa paro paro.
E poi ce sta er Fetente
er Trucido, l’Immondo
’na classe diriggente
che ce la invidia er mondo.
Altro che condannarli!
Ministri, ambasciatori
bisognerebbe farli!
Pe’ gli altri, so’ dolori!
A quelli de Brusselle
je levano la pelle!
Urge l’assoluzzione
e un corso de dizzione.

OTTOBRE
L’autunno è già inoltrato
e ancora non c’è segno
di un virus che sia degno
di un titolo strillato
(Tipo: ’arriva il vibrione
che ne uccide un milione’).
Deluso, il redattore
specializzato in panico
spera che il raffreddore
degeneri in bubbonico.
Ma niente. Morbi labili.
Il solito tran tran.
Dolori debellabili
con mezzo buscopàn.
Il redattore titola:
’La sanità ci stritola’.

NOVEMBRE
Fioriscono allettanti
le nuove professioni.
Fra quelle più importanti:
fare l’hostess sui droni,
progettare una app
che fa i testi dei rap,
agente immobiliare
di loculi sul web,
cuoco molecolare
al ballo delle deb,
pornografo per cani,
barista per vegani.
Stai sereno, ragazzo!
Se un futuro vuoi avere
basta farti piacere
un mestiere del cazzo.

DICEMBRE
Betlemme presidiata
da uomini in divisa.
La stalla illuminata
è stata suddivisa
tra copti, musulmani
ortodossi, cristiani,
ebrei, presbiteriani,
gerosolimitani,
perfino i mamelucchi
(cerca su Wikipedia
e ne trovi altri mucchi).
Seduta su una sedia
tra l’asino ed il bove
Maria dice: "Il bambino
lo partorisco altrove.
Qui c’è troppo casino".

*** Michele Serra, giornalista e scrittore, Almanacco di satira politica, ‘la Repubblica’, 30 dicembre 2014).

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