Dopo l’ultimo, fatale e folle attacco tedesco contro la Grecia, vi sono ormai prove inconfutabili – persino per i commentatori più cauti e conservatori – che evidenziano la superbia di una potenza neobismarkiana che, contro ogni logica economica, decide di umiliare e strangolare un Paese già in frantumi. Sarebbero potute andare altrimenti le cose? Il vero compito di oggi è, a mio avviso, quello di andare al di là del mantra consolatorio e singhiozzante che suggerisce impotenza e rinvia la lotta a giorni migliori. (...)
Per renderci conto delle proporzioni dell’errore politico, è fondamentale tener conto di queste tre probabili conseguenze avverse:
1. La perpetuazione della recessione economica in Grecia e con essa l’incapacità di scrollarsi di dosso il giogo del debito. Così, è prevedibile che le condizioni di vita dei greci peggiorino ulteriormente in una spirale destinata a durare anni;
2. La crisi politica in Grecia, con la formazione di una nuova maggioranza di centro in Parlamento e l’esplosione di Syriza;
3. Come corollario del punto precedente, la diffusione della disillusione tra le forze politiche progressiste anti-austerità europee che vedranno considerevolmente ridotte le proprie possibilità di successo. Sconfitte di questo tipo spesso generano onde di frustrazione recuperabili solo dopo molto tempo. In questo senso, il fallimento di Syriza potrebbe influenzare negativamente le possibilità elettorali di Podemos.
In realtà, in molti avevano previsto l’esito della strategia di Tsipras negli ultimi mesi ed è di fronte a questa conferma empirica che è doveroso soffermarsi. Il premier greco pensava che arrivando al tavolo dei negoziati sospinto da un forte mandato popolare, i creditori avrebbero allentato la morsa, cedendo perlomeno ad alcune delle richieste greche, alleviando così l’austerità e procedendo ad una ristrutturazione del debito. Entrare seriamente in una contrattazione comporta presentarsi con una carta attraverso cui minacciare la controparte; in caso contrario, la contrattazione perde di senso. La Grecia invece si è limitata a condurre una negoziazione con le suppliche e le ragioni accademiche, per quanto tutte a suo favore. Tutta la questione ruota attorno all’Euro: all’interno del suo perimetro, sono stati i creditori a poter costantemente minacciare una crisi di liquidità e il blocco del finanziamento del governo di Atene.
*** Samuele MAZZOLINI, analista politico, Grecia, cosa ci insegna la sconfitta di Tsipras, 'ilfattoquotidiano.it', 13 luglio 2015
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