La sentenza di assoluzione dei sei imputati per lo stupro avvenuto alla Fortezza di Basso a Firenze, le proteste, gli appelli, le manifestazioni che vi hanno fatto seguito, ripropongono perciò un “già visto” che interroga per un verso la cultura maschilista ancora dominante nel nostro come in altri paesi, per l’altro la scarsa incisività delle consapevolezze nuove e del cambiamento che il femminismo è venuto portando sulla relazione tra i sessi.
Un grande passo avanti è stato riconoscere che la violenza maschile contro le donne è un “fatto strutturale” e non un’emergenza, un caso di cronaca nera, o la patologia di un singolo. Ma su quali siano le “strutture”, i “fondamenti” a cui deve la sua durata, la tendenza a ripetersi nell’indifferenza di tempi, luoghi, generazioni, poco si è detto, se non che rimandano a una “normalità” ancora da indagare nei suoi risvolti “perturbanti”. (...)
Se si vogliono scalzare gli stereotipi di genere, che sono alla base dei rapporti di potere tra uomo e donna, ma anche del perverso legame tra amore e violenza, è alla cultura alta e alla sua presunta “neutralità” che bisogna guardare con coraggio e senso critico.
Dopo la provocazione liberatrice di Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, sembra che anche gran parte del movimento delle donne abbia preferito volgere gli occhi altrove, rivisitare in chiave di positività la tradizionale “differenza” femminile, ricostruire “genealogie” del proprio sesso, anziché continuare a scalfire l’immaginario che ha permesso ai padri di trasmettere ai figli la consegna di un potere inscritto nelle istituzioni pubbliche quanto nelle relazioni più intime, come la sessualità.
*** Lea MELANDRI, saggista, Il corpo delle donne è ancora terreno di conquista per giudici e stupratori, 'internazionale.it', 29 luglio 2015
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