Nel 1774, il frate catechista del paese di San Andrés Itzapan, nel Guatemala, scoprì che gli indios non adoravano la Vergine Maria, ma il serpente schiacciato sotto il suo piede, perché il serpente, divinità dei maya, era un vecchio amico, e inoltre scoprì che veneravano la croce perché la croce ha la forma dell’incontro della pioggia con la terra.
Allo stesso tempo, nella città tedesca di Königsberg, il filosofo Immanuel Kant, che non era mai stato in America, sentenziò che gli indios erano incapaci di civiltà e che erano destinati allo sterminio. E, a dire il vero, andavano proprio in quella direzione, sebbene non per meriti propri: non furono molti gli indios che sopravvissero agli spari dell’archibugio e del cannone, all’attacco dei virus e dei batteri sconosciuti in America, e alle infinite giornate di lavori forzati nei campi e nelle miniere d’oro e d’argento. Ed erano stati molti i condannati alla frusta, al rogo o alla forca per peccato di idolatria: gli ‘incapaci di civiltà’ vivevano in comunione con la natura e credevano, come molti dei loro nipoti fanno tuttora, che la terra sia sacra e sacro tutto ciò che si muove sulla terra o viene dalla terra.
*** Eduardo GALEANO, 1940-2015, giornalista, scrittore e saggista uruguaiano, A testa in giù, 1998, Sperling & Kupfer, Milano, 1999
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