Durante le 80.000 interviste fatte ai manager dalla Gallup è stata posta questa domanda: «Avete un dipendente di talento, che però arriva sempre tardi al lavoro: che cosa gli direste?».
Le risposte spaziavano tra l’autoritarismo e il laissez-faire: «Io lo licenzierei; qui non tolleriamo ritardi». «Io prima lo rimprovererei a voce, poi gli farei un rimprovero scritto e alla fine lo licenzierei». «Io chiuderei la porta dell’ufficio e gli direi che, d’ora in avanti, se mi fa due secondi di ritardo non entra più». «Per me va bene così. Non mi interessa a che ora arrivano, a patto che rimangano fino a tardi e finiscano il lavoro».
Ciascuna di queste risposte è plausibile. E ciascuna ha i propri meriti.
Ma non erano queste le risposte dei grandi manager. Quando è stato chiesto loro cosa farebbero con un dipendente che arriva sempre in ritardo in ufficio, i grandi manager hanno dato sempre la stessa risposta, che sintetizza il loro atteggiamento nei confronti del rapporto tra manager e dipendente: «Io gli domanderei perché».
*** Marcus BUCKINGHAM, Curt COFFMAN, consulenti statunitensi di management, Primo: rompere le regole, 1999, Baldini & Castoldi, Milano, 2001.
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