«Sono molto pessimista. In passato l’Europa è già arrivata sull’orlo del precipizio, e poi è tornata indietro: può succedere ancora, ma stavolta temo che cada. Le visioni sono diametralmente opposte». (...)
«Ho appena avuto un lungo colloquio con il ministro greco Varoufakis, e con quello tedesco Schauble, e domenica sera ho visto un importante capo di Stato europeo. Credo che ci sia un 50% di possibilità di fallimento del negoziato».
«La diseguaglianza sta uccidendo il sogno americano. Però è una scelta politica, da cui si può tornare indietro facendo una serie di grandi riforme, da quella fiscale alla migliore distribuzione delle opportunità. La cosa buona è che entrambi i partiti americani se ne sono resi conto, e ne stanno finalmente parlando». (...)
«Purtroppo l’influenza degli Usa non è sempre per il meglio. Molti paesi hanno imitato il nostro modello, provocando un aumento della diseguaglianza. Anche la loro crescita ha frenato. Questa è una buona notizia per gli Usa, perché sono diventati meno competitivi, ma per la gente è stato un disastro». (...)
«A tutto questo, l’Europa ha aggiunto un grande errore: l’euro. E’ stato un grande errore, e quando fai uno sbaglio così, comprometti tutte le migliori intenzioni che puoi avere. Per creare una moneta unica servono condizioni che non esistevano. Oltre a questo, però, se la crei hai bisogno di istituzioni che la facciamo funzionare, come una vera unione bancaria. Negli Usa, poi, abbiamo la flessibilità fiscale, che ci consente di adeguarci alle situazioni: se la California è in difficoltà, possiamo mandarle soldi, e i suoi lavoratori si possono spostare. La speranza era che col tempo l’Europa avrebbe messo mano a queste riforme, e la crisi del 2010 era sembrata il momento giusto. Invece avete fatto il minimo indispensabile, aggiungendo un’altra policy che gli economisti di tutto il mondo avevano già screditato: l’austerità. Persino il Fondo Monetario Internazionale vi ha detto che non funzionava, perché l’aveva provata in Asia ed era fallita. Voi invece avete optato per il compromesso generato dalla troika, che ha portato a politiche di austerità mai viste prima in nessun paese. Il reddito in Grecia e Spagna è sceso più che durante la Grande Depressione, la disoccupazione giovanile è al 60 e 50%, il pil di Atene si è ridotto del 25% e gli standard di vita anche di più. Ovvio che Syriza e Podemos siano diventati i partiti di maggioranza: è stato un disastro politico.
Sono molto pessimista, perché le visioni sono davvero opposte. Le politiche che avete scelto hanno peggiorato la crisi, abbassato gli standard di vita, e messo pressione sui salari. Chi soffre di più sono i poveri, che oltre a vedere diminuire i compensi, perdono anche servizi basilari come istruzione, sanità e trasporti. In Grecia faticano anche a comprare le medicine. I ricchi invece sono diventati più ricchi, ma non spendono abbastanza per stimolare la ripresa. E’ ora di riconoscere che le politiche dell’austerity e della supply side hanno fallito».
*** Joseph STIGLITZ, 1943, economista statunitense, premio Nobel per l'economia nel 2001, estratto dal colloquio con Paolo Mastrolilli, «Ora il crac è più probabile. L'austerità? Disastro politico», 'La Stampa', 25 aprile 2015).
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