martedì 16 giugno 2020

#MOSQUITO / "Coi negri non si fraternizza" (Indro Montanelli)

Venendo qui in veste di soldato, mi sono preventivamente vietata ogni critica. E come tale non dev'essere interpretata nessuna delle mie parole. Mi limito solo a queste semplici osservazioni: 
1) La nostra condotta verso queste popolazioni è straordinariamente blanda. 
2) Il soldato italiano, singolarmente preso, bene è che ecceda in dignità razziale.

Il primo fatto può trovare giustificazione nella nostra tesi diplomatica e nella posizione che abbiamo assunto di fronte al mondo. Non mi riguarda. Il secondo, se pecca in difetto, è grave ed è sintomo di una manchevolezza che va immediatamente corretta. Ci sono due razzismi: uno europeo - e questo lo lasciamo in monopolio ai capellibiondi d'oltralpe; e uno africano - e questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. 

Coi negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà. Parla uno che comanda truppe nere e che ad esse è ormai attaccato e affezionato quanto alla sua famiglia. Ma non cediamo a sentimentalismi. Del resto non occorre intuito psicologico freudiano per avvedersi che un indigeno ama il bianco solo in quanto lo teme o in quanto lo tiene infinitamente superiore a sé.  Niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui debbon venire famiglie, famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi. Ogni languore che possa intiepidirci di dentro non deve trapelare da fuori.

*** Indro MONTANELLI, 1909-2001, giornalista, saggista, scrittore, Dentro la guerra, 'Civiltà fascista', n. 1, gennaio 1936, qui


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