E poi, con cura e pazienza, da manutenere:
riparare, ristrutturare, rinforzare
Ponti su cui serenamente camminare.
Ponti su cui produttivamente incontrarsi.
Ponti fecondi:
che seminano legami e nutrono affetti.
Ma anche ponti da evitare, non percorrere,
dimenticare:
perfino da abbattere.
Per sfuggire a incontri e illusioni inutili:
solo monologhi perditempo
spacciati per dialoghi che non generano.
O addirittura per difendersi da tentazioni pericolose.
Quando l’altro ti seduce
con la retorica insinuante dell'avvicinamento:
negandosi nemico,
ti invita con malìa a farti prossimo,
ignaro e sereno ad attraversare la distanza,
per poi nascondersi dentro un dedalo di
muri
e con calma aspettarti.
Alla fine, dall'alto di un riparo,
con la certezza della mira di un cecchino,
impallinarti.
*** Massimo Ferrario, La retorica del ponte, per Mixtura
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