e disorienta, chi non si perde,
ritrova la propria collocazione
caduca e divina. Mina,
la vastità acquea, la certezza.
Ridimensiona la pupilla.
La collera cessa. S'annega
l'arroganza. Danza l'umana
piccolezza, svelando fibre
di coscienza, omessa per negligenza reiterata.
È il risveglio di inorganici sensi:
il pensiero, la poesia, il rapimento.
Null'altro che importi al mare.
Null'altro che necessiti il perituro
in ragion del quale, del tempo,
la linea, là vi si confonde.
*** Stefania CONTARDI, scrittrice e poetessa, Orizzonte mare, 2018, facebook, 27 giugno 2020, qui
foto di Stefania Contardi, qui
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