«Babbo adorato, il tuo unico figlio si allontana da te. Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra terra a essere onorata e stimata nel mondo intero. Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepitio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice».
A rileggere, nell'Italia di oggi, alcuni passi delle ultime lettere di Franco Balbis, c'è da sentirsi un verme. C'è da vergognarsi al pensiero di come abbiamo ridotto la terra che quest'uomo, oggi del tutto dimenticato, voleva «riportare a essere onorata e stimata nel mondo intero». Una frase che dovrebbe essere letta a voce alta dai candidati a una carica pubblica, dagli eletti in Parlamento, dai condannati per corruzione.
*** Ado CAZZULLO, giornalista e saggista, Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della resistenza, Rizzoli, 2015
Franco Balbis, 1911-1944
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