lunedì 14 dicembre 2015

#SENZA_TAGLI / Natale, mai rinunciare alle favole (Claudio Rossi Marcelli)

Nonostante l’arrivo di un figlio il cinismo natalizio di mio marito non si è placato e, al grido di “i bambini hanno più fantasia dell’ufficio marketing della Coca-Cola”, si oppone alla storia di Babbo Natale. Lo assecondo? – Tania

Erin ha sei anni. Dopo ripetute domande alla madre sulla fatina del dentino (gli americani non apprezzano l’idea di un topo che ti sale sul letto di notte e hanno optato per una fatina), una mattina dice alla madre: “Ora ho le prove che la fata del dentino sei tu. Ieri mi è caduto un dente, l’ho messo sotto al cuscino senza dirtelo e stamattina è ancora lì”. Madison, otto anni, mi si siede accanto su una panchina del cortile di scuola e mi dice a bassa voce: “Io so la verità”. “Quale verità?”, le faccio io. “Su Babbo Natale: non esiste. Però mamma mi ha detto che se mi azzardo a dirlo ai compagni a Natale non avrò neanche un regalo”.

Questi sono due esempi per mostrare a tuo marito che i bambini possono essere anche più cinici dell’ufficio marketing della Coca-Cola. La quale azienda, per la cronaca, non ha inventato Babbo Natale ma solo l’abbigliamento rosso e bianco in cui lo raffiguriamo di recente. Le leggende di Natale sono cultura ancestrale: dal dispettoso nisse, il folletto della Danimarca, ai tre reyes della Spagna, passando per il presepe napoletano, la mitologia Europea brulica di bellissime storie a cui sarebbe un peccato rinunciare. Anzi, più ce ne sono e meglio è: se volete preservare la magia del Natale, fate tagli sui regali e aumentate il numero di personaggi immaginari coinvolti.

*** Claudio ROSSI MARCELLI, giornalista, Mai rinunciare alle favole, 'internazionale.it', 11 dicembre 2015, qui

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