[D: A volte in coppia si guarda il proprio partner con un mix di stima e invidia: “lui ha più successo di me”. Quali sentimenti risvegliano pensieri del genere?]
Vedere che il partner è riuscito in una certa cosa (e noi no!) può suscitarci un miscuglio di sensazioni ed emozioni. Ammirazione, rabbia, rancore, risentimento, ostilità. A questo miscuglio doloroso (e inquietante), in cui l’ammirazione resta sullo sfondo, diamo il nome di invidia. Chiaramente, non accade sempre così. Se sentiamo invidia verso chi amiamo - anziché orgoglio o gratitudine - è perché stanno entrando in gioco altre variabili più personali. Legate a come siamo e a come, invece, vorremmo essere…
[D: E da qui parte il confronto… basato su cosa?]
Esatto. Se c’è invidia è perché abbiamo messo a confronto noi e l’altra persona. E, da questo confronto, siamo uscite sconfitte. Non si tratta solo di paragoni sul piano materiale, ma anche (e soprattutto) esistenziale. Ci confrontiamo con l’intelligenza, la serenità dell’altro, la sua capacità di non farsi prendere dall’ansia. E un po’ le invidiamo perché vorremmo averle anche noi. Ci sentiamo inferiori o incapaci. E va da sé che, quando c’è invidia, gioire insieme al partner dei suoi successi (un esempio classico: l’avanzamento di carriera) sarà difficile…
[D: “Non riesco a essere felice per lui, perché non sono felice per me”. In che modo la frustrazione e la scontentezza personale influiscono nella competizione di coppia?]
In un modo decisivo. L’invidia è legata alla bassa autostima che abbiamo di noi stesse. Fatichiamo a riconoscerci delle qualità, a individuare i nostri aspetti positivi, a riconoscerci meriti. E, allora, ci sentiamo costantemente rimproverate, dubbiose del nostro valore. Ci chiudiamo all’altro. Non per niente l’invidia si accompagna alla mancanza di empatia. Da qui l’aggressività verso chi amiamo e invidiamo al tempo stesso: partono le frecciatine spiazzanti, le critiche “innocenti”, i commenti sarcastici ai suoi post su Facebook. Anche alcuni tradimenti possono essere un attacco invidioso al partner.
[D: Ammettere che “Lui è più realizzato di noi” è un buon modo per sganciarci dall’invidia?]
Certo, l’invidia può essere trasformata in uno stimolo al cambiamento. Per farlo dobbiamo innanzitutto riconoscerla dentro di noi, il che non è semplice. Le relazioni umane sono complesse e ambivalenti: a volte, invidiamo ciò che amiamo. L’invidia può avere un’intensità tale da farci desiderare che il partner fallisca, trascurando le conseguenze del suo fallimento su di noi. Uscire dall’invidia significa interrompere questo meccanismo distruttivo e trasformarlo in una molla per ristabilire un contatto con noi stesse.
[D: Cosa fare, invece, quando “la molla è scattata”?]
Occorre guardare un po’ meno all’esterno e un po’ di più dentro di noi. Ai nostri talenti, aspettative, desideri. Bisogna coltivare la propria unicità, accogliendo limiti e possibilità. L’invidia nasce proprio dal rifiuto di essere noi stesse, da una fuga da ciò che siamo. Si tratta di un percorso di crescita personale che arricchirà anche la relazione con il partner. Perché, a quel punto, riusciremo a guardarlo con meno ostilità, in tutti gli aspetti della sua personalità.
[D: Quindi una “competizione sana” nella coppia può esistere?]
Nella coppia no, con noi stesse sì. Possiamo competere con i nostri risultati, mentre stiamo con l’altro. Mi spiego: un obiettivo sensato potrebbe essere quello di fare meglio di quanto abbiamo fatto in precedenza. Anziché voler superare il nostro partner in qualcosa che non ci riguarda, possiamo concentrarci sui nostri obiettivi. La competizione deve essere fonte di stimoli, non di tensioni o malesseri: in questo senso va intesa e vissuta esclusivamente a livello personale, senza confronti che diminuiscono la complicità relazionale.
[D: E quando invece è lui, lui ha meno successo di noi e ci invidia. In che modo potremmo comportarci per aiutare il nostro compagno a smettere di fare confronti?]
Per prima cosa occorre ammettere di provare invidia. E l’invidia è sempre un sentimento sgradevole che non si confessa con piacere. Per un uomo, poi, ammettere di provare invidia nei confronti di una donna è particolarmente difficile! Per superarla valgono ancora i principi del riconoscere ciò che di buono si possiede, del costruire il proprio modo personale di essere nel mondo. Quello che possiamo fare è incoraggiarlo nel cammino di conoscenza di se stesso. Attraverso una logica di condivisione. Stargli accanto, sempre con delicatezza: quando “la molla scatterà” anche per lui, l’invidia farà spazio ad altri sentimenti. Come l’amore, la stima e la gratitudine.
Testimonianza: Così ho imparato a non essere invidiosa di lui
Carlotta, 40 anni, casalinga: Due anni fa credo di aver vissuto una fase di “crisi esistenziale”, senza rendermene conto. Mio marito è direttore bancario, quindi da sempre indaffarato. A me la cosa non aveva mai dato fastidio, anzi. Ero contenta per lui e per me stessa. Magari suona male ma, dodici anni fa, è stato il suo successo a permettermi di non dover lavorare per forza! Di potermi dedicare a casa e figli a tempo pieno, come desideravo. Solo che a un certo punto era come se qualcosa in me fosse cambiato. Era come se desiderassi l’altro. Iniziai a rinfacciargli che tornava a casa tardi, che passavamo pochi weekend insieme. E lui non capiva. Ricordo anche che un giorno mi disse: “Amore ma è da una vita che facciamo così”. Quella volta fu illuminante, perché mi resi conto che la persona da cui stavo pretendendo di più non era lui: ero io stessa! Il mese successivo mi sono iscritta a un corso professionale di fotografia, una vecchia passione che non avevo mai coltivato. Lui mi ha incoraggiato. Oggi mi divido tra la casa e il nuovo lavoro. E sono davvero contenta, del suo successo e del mio percorso.
*** Rosaria GIAMMETTA, psicoterapeuta, intervistata da Lucrezia Holly Paci, Lui ha più successo di te? Ecco come esserne felice, 'Drepubblica.it', 17 dicembre 2015, qui
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