I giovani del mio popolo non lavoreranno mai.
Chi lavora non può sognare, ed è nei sogni che nasce la saggezza.
Mi chiedete di arare la terra.
Dovrei prendere un coltello e aprire il petto di mia madre? Se così facessi, alla mia morte non mi accoglierebbe nel suo seno per cullarmi.
Mi chiedete di scavare pietre.
Dovrei lacerare la pelle di mia madre per prenderne le ossa? Se cosi facessi, alla mia morte non potrei rientrare nel suo corpo per rinascere.
Mi chiedete di tagliare l'erba per fame fieno, venderlo e diventare ri¬co come l'uomo bianco.
Ma come potete chiedermi di tagliare i capelli di mia madre?
E' una legge ingiusta a cui la mia gente non obbedirà.
Io voglio che il mio popolo rimanga qui, con me.
Tutti i morti torneranno in vita, un giorno, e noi dobbiamo attendere quel momento nella casa dei nostri padri, preparandoci a incontrarli in grembo a nostra Madre, la Terra.
*** SMOHALLA, capo-profeta Sahaptin, della tribù nota in Europa con il nome di Nez Percé (Nasi Forati), discorso all'uomo bianco nel momento di subire l''inaccettabile resa', 1884, da Natives. Canti degli indiani d'America, Oscar Mondadori, novemre 2005
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