Il nemico peggiore della nostra felicità siamo noi stessi. Un po’ perché siamo stati indotti e abituati a guardare sempre prima gli altri e un po’ perché abbiamo difficoltà a osservarci nel nostro profondo. Il paragone è continuo, costante. Quella cosa è meglio di quell’altra, lei è più magra di me, lui ha più soldi me, eccetera. Nessuno ci ha mai detto che in realtà siamo tutti su una scala: se guardi in alto vedrai chi è più su di te, se guardi in basso troverai coloro che sono al di sotto. Inoltre, la cosa tanto assurda quanto ridicola è che la felicità pare si nasconda in un insieme di regole e se non le segui non potrai mai sperimentarla, come ho scritto nel mio ebook “Per essere felici ci vogliono le palle!”. Viviamo in un mondo in cui per essere appagati, ad esempio, dobbiamo avere una casa bella, un corpo mozzafiato e una personalità sicura e accattivante. Dopo una certa età dobbiamo godere di un matrimonio che va a gonfie vele, con dei figli che a nove anni parlano già inglese e cinese meglio dell’italiano; inoltre dobbiamo lavorare e produrre il più possibile. Siamo diventati la società del "fare" e ci siamo completamente dimenticati di "essere". E allora non c’è da stupirsi se siamo depressi e se sentiamo dentro un vuoto interiore che cresce sempre di più. Vale molto di più ciò che gli altri pensano di noi e ciò che la società ci impone di seguire, che non quello che siamo e vogliamo davvero. Essere felici è la nostra natura, è un nostro diritto, ma ce ne siamo dimenticati. Pensiamo che la felicità sia qualcosa da "acquistare", da "rimorchiare", da "noleggiare". Invece è come un muscolo, va solo allenato. E il miglior allenatore è la nostra interiorità, così come il nostro miglior maestro è il nostro ultimo errore.
[D: Perché e quando ci sentiamo infelici?]
Accade quando diamo spazio all’ego e gli permettiamo di guidare le nostre vite. È l’ego che vive in ciascuno di noi la causa principale della nostra scontentezza, perché è quella parte di noi sempre inappagata, mai contenta né soddisfatta, se non per pochissimo tempo. L’ego è un giudice che non smette mai di sentenziare, spesso in senso negativo, facendoci sentire che non siamo all’altezza e che non siamo mai abbastanza. Inoltre spesso dà importanza a cose, eventi e persone più del dovuto, creando attaccamenti e dipendenze, completamente ignaro della natura impermanente di tutto ciò che esiste e che viviamo. È sempre l’ego che si attacca al passato e che guarda con ansia al futuro, allontanandoci puntualmente dall’attimo presente, l’unico vero momento esistente e l’unica vera opportunità per essere felici. Insomma ci sentiamo infelici quando gli lasciamo fare tutto questo. La bella notizia, però, è che noi non siamo il nostro ego. L’ego è figlio di costruzioni mentali imposte e indotte con cui siamo cresciuti, non con cui siamo nati, pertanto non è ciò che siamo interiormente.
[D: L’infelicità è una cosa che accade o una scelta?]
Molti di noi vogliono tutto, subito e senza sforzo, il che è praticamente impossibile, nonché innaturale. Non avendo né la voglia né il coraggio di prendere in mano le redini della propria vita, finiscono puntualmente con l’essere infelici, che è la strada più breve e più comoda che tutti intraprendono e di cui poi tutti si lamentano. Ci sono sicuramente cose ed eventi che ci arrecano dolore e sono ineludibili. Fanno parte di quel pacchetto che chiamiamo vita, ma non sono mai insormontabili. Ciò che accade fuori non è mai responsabile del nostro stato d’animo interiore. Il vero e unico responsabile è il nostro atteggiamento mentale nei confronti di ciò che accade. Ecco perché nel Coaching alleniamo la mente a pensare in maniera diversa, più efficace. Cambiando la qualità dei nostri pensieri, trasformiamo automaticamente la qualità della nostra vita. Perché, a conti fatti, la vita accade nella nostra testa. Sono le nostre percezioni a creare la realtà, e non viceversa. Pertanto occorre essere consapevoli del fatto che il più delle volte la nostra mente ci mente, ci inganna. Quindi c’è una scelta da compiere ogni singolo istante della nostra esistenza: o lasciamo che i pensieri ci governino o decidiamo di dirigerli. E questa è una decisione che ti cambia la vita.
[D: Quanto influiscono i modelli di felicità proposti dai media?]
I media sin da bambini ci hanno indotto a credere che difficilmente saremmo stati felici senza quel prodotto, quella bibita, quell'oggetto. L’errore più comunemente commesso è credere che la felicità sia quella descritta proprio in tutti questi messaggi con cui siamo cresciuti. Ecco perché la maggior parte di noi è tutto tranne che felice. La felicità vera e propria è qualcosa di estremamente personale. Tu e solo tu sai qual è la tua.
[D: Perché si fa così fatica a liberarsi dai modelli di felicità imposti e trovare la capacità di guardarsi dentro per scoprire quello che realmente vogliamo?]
L’essere umano è un animale sociale a cui piace il branco pertanto è incline a seguire, per sua natura, la massa. Facciamo tutti le stesse cose solo per timore di essere etichettati come strani, diversi. Eppure, a ben guardare, non sono pochi quelli strani e diversi che sono davvero felici per ciò che sono. La gente ha paura di guardarsi dentro. Ha paura di ciò che non conosce. Meglio quel prodotto X o quella marca Y sponsorizzata in TV che tutti hanno. È più facile e veloce comprare qualcosa per possederla e sembrare di essere qualcuno, che lavorare su stessi per diventare e far emergere ciò che si è davvero. Peccato che facile non sia sempre sinonimo di felice e veloce non sia sinonimo di duraturo.
[D: Qual è il modo per invertire questa tendenza ed evitare di cadere nelle trappole dell’infelicità?]
Disimparare è molto più difficile che imparare. Se siamo stati cresciuti con certe idee, convinzioni e paradigmi mentali, è necessario iniziare a metterli in discussione, a pensare (e quindi ad agire) in maniera diversa, nuova. Occorre quindi un “allenamento” della mente. In primis, è fondamentale ridimensionare l’idea secondo cui ci manca sempre qualcosa per essere pienamente felici. L’essere umano nasce già felice, semplicemente perché nasce in amore. La parola amore viene dal latino amors (a-mors), letteralmente “senza morte”. Noi non solo ce ne siamo completamente dimenticati, ma ne abbiamo anche spietatamente deturpato il significato. L’amore vogliamo trovarlo, riceverlo e mantenerlo. Ma non funziona così. L’amore è un verbo, si fa. Non è una cosa che si cerca, si compra, si trova, si baratta. L’amore, a differenza dell’ego, è la nostra vera natura. È già dentro di noi, occorre solo lasciarlo emergere e fluire. In primo luogo verso noi stessi e poi verso il prossimo. Si crede erroneamente che l’amore possa o debba esistere solo ed esclusivamente in presenza di un partner, di una famiglia, di figli a cui donarlo. E questo è un gravissimo sbaglio. L’amore è quella parte di noi che andrebbe condivisa con tutti, perché è lo strumento attraverso il quale ciascuno di noi per un istante diventa immortale. Provate a sorridere a uno sconosciuto, a fare un gesto di cuore a casaccio, a distribuire complimenti e parole gentili a chiunque abbiate intorno a voi, o anche semplicemente a ringraziare alzando la mano in segno di riconoscimento quando qualcuno vi cede la precedenza in strada. Provate e riprovate. Ma senza aspettative di ritorno. Fatelo e basta. Poi vedrete da soli l’effetto che fa.
[D: Come si fa a scoprire cosa ci rende veramente felici?]
La maggior parte delle persone delega qualcun altro a decidere per sé e per la propria felicità oppure copia e imita ciò che ritiene abbia reso felice qualcun altro. Ecco perché in giro c’è tanta infelicità. La felicità, invece, consiste proprio nello scoprire cosa ci rende felici. È un percorso, non una destinazione. E soltanto noi in prima persona possiamo percorrerlo. Non possiamo sperimentare la felicità seguendo le indicazioni di qualcun altro. Ai miei clienti ripeto sempre: “Non date ascolto a chi vi dice cosa fare per essere felici. Ascoltate voi stessi. Solo e soltanto voi sapete cos’è meglio e più giusto per la vostra felicità”. Le nostre emozioni sono un’ottima bussola e inequivocabilmente ci indicano se siamo sulla strada giusta o no. Sperimentare, mettere un po’ di disordine nell’ordine della routine quotidiana, cambiare meta, scoprire il mondo facendo cose diverse tutti i giorni. Solo così possiamo liberare la felicità che è dentro di noi.
[D: Nella pratica come si fanno emergere e si realizzano gli obiettivi che ci rendono felici?]
Zittire quel nostro cattivissimo giudice interiore che puntualmente ci offende, ci mortifica, fa paragoni e ci umilia è la condizione necessaria per dar voce alla nostra naturale interiorità che sa indicarci il cammino. La maggior parte di noi non è e non fa ciò che davvero desidera. Si limita a essere e a fare ciò che gli altri (i genitori, la società, il marito, la compagna, il capo, la religione…) vogliono che sia e che faccia. E quando fai le cose solo per piacere agli altri e per compiacerli, il più delle volte sono tutti felici e contenti. Tranne te. Occorre iniziare a dialogare interiormente in maniera più efficace e soprattutto più gentile. L’ego spara sentenze in continuazione, non di rado proprio contro noi stessi. Ci soffermiamo più sui nostri limiti o difetti che non sulle nostre qualità. E quando improvvisamente ci balena per la testa l’idea di raggiungere un certo obiettivo, i primi a tarparci le ali siamo proprio noi. Inventiamo scuse, ci raccontiamo bugie, solo per restare in quella “zona di comfort” in cui sguazziamo, ma che di confortevole, a ben vedere, non ha proprio alcunché. Seguire ciò che ci emoziona deve essere la priorità. È lì il segreto. Poi poco importa se gli altri approveranno o meno, gradiranno o meno, ci sosterranno o meno. Il vero successo non è quello che fa felice il pubblico, grande o piccolo che sia. Il vero successo è la capacità di far succedere le cose. Ecco perché occorre chiedersi: “Cosa mi piace davvero?” “Cosa mi emoziona?”, “Cosa mi fa gioire?”, “Cos’è quell’energia che ho dentro che non vede l’ora di emergere fuori?”, “In che modo posso realizzarla e realizzarmi?”. Ognuno ha la risposta per sé. Eppure i più, disgraziatamente, hanno paura di ascoltarla. Forse solo perché non sanno che in realtà non c’è mai motivo di aver paura della paura. In effetti, riflettici: o ti salva la vita o è una bugia.
Le 10 cose da ricordare per smettere di essere infelice:
1. Hai un potere enorme che si chiama "scelta" e ti permette di vivere davvero la vita che vuoi e, soprattutto, di agire e di reagire a essa come meglio credi.
2. Ogni decisione comporta una rinuncia e anche il non-scegliere è di per sé una scelta.
3. Amati e di lasciati amare: ti salverà la vita, credimi.
4.Fai buon uso delle parole, in primis con te stesso e ovviamente anche con il prossimo.
5. Non tutto ciò che pensi, senti e percepisci corrisponde sempre a verità assoluta e universale.
6. Non nutrire aspettative. Se proprio non ci riesci, metti sempre in preventivo che rischiano per loro natura di restare deluse.
7. Siamo tutti interdipendenti, cioè dipendiamo gli uni dagli altri, pertanto non sentirti né inferiore né superiore.
8. Un sorriso, un "grazie" e un abbraccio possono cambiare la giornata a qualcuno, ma soprattutto a te.
9. "Ego", "io" e "mio" sono pericolosi per te e per gli altri, pertanto vanno maneggiati con cautela e attenzione.
10. Niente e nessuno è immobile e permanente, ma tutto nasce, cresce, cambia, muore e si trasforma in qualcos'altro. E tu non puoi farci assolutamente niente.
*** Alessandro COZZOLINO, life coach, intervistato da Veronica Mazza, Addio tristezza: ecco 10 cose che ti faranno sentire felice, 'Drepubblica.it', qui
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