(...) La reazione della Trojka è stata di imporre misure di rigore, che come adesso ben sappiamo hanno provocato una contrazione del Pil greco del 25% e una disoccupazione a livelli record, distruggendo in modo permanente le opportunità per generazioni di giovani greci. Syriza ha ereditato questo disastro e si è focalizzata sulla necessità di accrescere la liquidità incrementando le entrate fiscali attraverso la lotta contro l'evasione, la corruzione e le pratiche monopolistiche, nonché il contrabbando di carburante e tabacco. Ha accettato di riformare la normativa del lavoro, di tagliare la spesa e di alzare l'età pensionabile. Errori sono stati commessi dal giovane governo, ma certo non si può dire che non stesse facendo progressi, perché molte riforme avevano già preso il via. Anzi, nei primi quattro mesi di governo Tsipras il Tesoro ellenico aveva ridotto drasticamente il disavanzo e aveva un avanzo primario (cioè senza calcolare il pagamento degli interessi sul debito) di 2,16 miliardi di euro, molto al di sopra degli obbiettivi iniziali di un disavanzo di 287 milioni di euro.
L'austerità ha aiutato? No. Come sottolineava John Maynard Keynes, nei periodi di recessione, quando i consumatori e il settore privato tagliano le spese, non ha senso che lo Stato faccia altrettanto: è così che una recessione si trasforma in depressione. Invece la Trojka ha chiesto sempre più tagli e sempre più in fretta, lasciando ai greci poco spazio di manovra per continuare con le riforme intraprese e al tempo stesso cercare di accrescere la competitività attraverso una strategia di investimenti.
La crisi economica ha prodotto una crisi umanitaria a tutti gli effetti, con la gente incapace di acquistare cibo e medicine. Secondo uno studio, per ogni punto percentuale in meno di spesa pubblica si è avuto un aumento dello 0,43% dei suicidi fra gli uomini: escludendo altri fattori che possono indurre al suicidio, tra il 2009 e il 2010 si sono uccisi «unicamente per il rigore di bilancio» 551 uomini. Syriza ha reagito promettendo cure mediche gratuite per disoccupati e non assicurati, garanzie per l'alloggio ed elettricità gratuita per 60 milioni di euro. Si è anche impegnata a stanziare 765 milioni di euro per fornire sussidi alimentari. (...)
L'indisponibilità a condonare almeno in parte il debito greco è ovviamente un atto di ipocrisia, se si considera che al termine della guerra la Germania ottenne il condono del 60% del suo debito.
Una seconda forma di ipocrisia, spesso trascurata dai mezzi di informazione, è il fatto che tante banche sono state salvate e condonate senza che la cosa abbia suscitato grande scandalo fra i ministri dell'Economia. Oggi il salvataggio di cui avrebbe bisogno la Grecia ammonta a circa 370 miliardi di euro, ma non è nulla in confronto ai salvataggi internazionali messi in piedi per banche come la Citigroup (2.513 miliardi di dollari), la Morgan Stanley (2.041 miliardi), la Barclays (868 miliardi), la Goldman Sachs (814 miliardi), la JP Morgan (391 miliardi), la Bnp Paribas (175 miliardi) e la Dresdner Bank (135 miliardi). Probabilmente l'impazienza di Obama nei confronti della Merkel nasce dal fatto che lui conosce queste cifre! Sa perfettamente che quando il debito è troppo grosso, ed è impossibile che venga restituito alle condizioni correnti, dev'essere ristrutturato.
Il terzo tipo di ipocrisia è il fatto che mentre la Germania imponeva ai greci (e agli altri vicini del Sud) politiche di austerità, per quanto la riguardava incrementava la spesa per ricerca e sviluppo, collegamenti fra scienza e industria, prestiti strategici alle sue medie imprese (attraverso una banca di investimenti pubblica molto dinamica come la KfW) e così via. Tutte queste politiche ovviamente hanno migliorato la competitività tedesca a scapito di quella altrui. La Siemens non si è aggiudicata appalti all'estero perché paga poco i suoi lavoratori, ma perché è una delle aziende più innovative al mondo, anche grazie a questi investimenti pubblici. Un concetto microeconomico. Che rimanda a un altro macroeconomico: una vera unione monetaria è impossibile tra paesi così divergenti nella competitività.
Riassumendo, la rigorosa disciplina di bilancio usata oggi dall'Eurogruppo per mettere "in riga" la Grecia non porterà crescita al Paese ellenico. La mancanza di domanda aggregata (problema macroeconomico) e la mancanza di investimenti in aree capaci di accrescere la produttività e l'innovazione (problema microeconomico) serviranno solo a rendere la Grecia più debole e pericolosa per gli stessi prestatori. Sì, servono riforme di vasta portata, ma riforme che aiutino a migliorare questi due aspetti. Non soltanto tagli. Allo stesso modo, è necessario che la Germania si impegni di più a livello nazionale per accrescere la domanda interna, e che consenta in altri Paesi europei quel genere di politiche che le hanno permesso di raggiungere una competitività reale. Il fatto che l'Eurogruppo non comprenda tutto questo è dimostrazione di incapacità di pensare a lungo termine e ignoranza economica (chi comprerà le merci tedesche se l'austerità soffoca la domanda negli altri paesi?).
*** Mariana MAZZUCATO, economista, Solo lo spirito del Dopoguerra potrà salvarci dalla crisi eterna, 'la Repubblica', 13 luglio 2015
LINK articolo integrale qui
Sempre nel blog Mixtura, la mia recensione al libro di Mariana Mazzucato, Lo Stato innovatore, qui
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