CAROSELLO, anni 60 - Talmone
El Merendero,
video, 1min52
In Messico, Miguel el Merendero porta scompiglio e dolciumi cioccolatosi.
Un Paradiso per qualsiasi bambino del mondo.
E nasce il concetto di merenda dolce.
«Tutto comincia intorno alla metà degli anni Sessanta, quando il pubblicitario e paroliere torinese Romano Bertola, allievo di Armando Testa, scrive una canzoncina per reclamizzare una carta a carbone della Pelikan.
La proposta, però, non piace all'azienda, e il jingle accantonato dorme per due o tre anni in un cassetto.
Fino a quando la Talmone non lancia il Merendero per pubblicizzare i biscotti Mattutini: «Fu allora - ha raccontato in un' intervista Bertola - che la canzone mi tornò in mente: riutilizzai la musica e cambiai il testo». Ma chi deve cantare il pezzo? La prima idea è di chiamare i Marcellos Ferial (quelli di Cuando calienta el sol), che ne incidono una versione pulita, perfettina, «troppo professionale».
Il lampo di genio (...) arriva imprevisto: «Io - è ancora Bertola che parla - ricordo tre ragazzi che suonavano nelle piole di Torino, Los Gildos,e dico: io prenderei loro.
L' agenzia all'inizio è restia, ma alla fine mi fa provare».
Los Gildos vengono rintracciati e finiscono in sala di registrazione. Ma la sessione non funziona troppo bene, ed ecco il caso insinuarsi, imprevisto e provvidenziale, per dare una svolta al destino. Ancora Bertola: «Mi accorsi che non riuscivano a finire la strofa all'unisonoe allora io, senza sapere che il microfono era aperto, dissi: "Ragazzi, guardate me! Miguel son mi!".
Il fonico, dall'altra parte del vetro, si mise a ridere e mi fece ascoltare la registrazione.
Ecco, quella frase è nata così, con la mia voce, ed è sempre rimasta così anche se non era incisa bene, come una specie di portafortuna».
(da: Claudio Mercandino, La curiosa storia del Merendero, 'la Repubblica', 9 marzo 2011, qui
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