giovedì 2 aprile 2015

#LIBRI PIACIUTI / John Banville, False piste

John BANVILLE, False piste, Guanda, 2015
pagine 280, 17.50, ebook 12,9

John Banville è scrittore irlandese solido e navigato, noto anche per la serie di polizieschi che hanno per protagonisti una 'strana' coppia: un anatomopatologo mezzo alcolizzato (Quirche) e un ispettore di polizia trasandato e apparentemente distratto (Hackett).

Questa sesta avventura non smentisce la bravura dell'autore: per l'intreccio della storia e lo stile di scrittura. 
Il lettore è condotto con pazienza, tra descrizioni di atmosfera che rivelano una penna non comune, nell'ambiente dell'alta società di Dublino, alla ricerca di una verità che sembra sfuggire e che copre due morti sospette (un suicidio? un omicidio?). Sono morti 'importanti', che toccano due uomini soci in affari: e il passo dell'indagine si muove attento e felpato, tra le persone delle due famiglie e tra queste e personaggi esterni, tra cui anche la figlia e l'assistente di Quirche.

Il libro offre una lettura lenta, che chiede di essere assaporata, e, nello stesso tempo, sa mantenere tensione e ritmo pagina dopo pagina. 
Sei avvolto da un linguaggio caldo, raffinato, talvolta piacevolmente divagante, che sa pennellare situazioni e paesaggi con minuzia e anche qualche tocco di prosa poetica. La psicologia dei personaggi è curata, scrutata con intelligenza e restituita con tratti di sintesi mai banali. 
La storia, con i legami tra le famiglie, intricati ma non difficili da seguire, ti 'prende' e lo stile vivido con cui viene dipanata ti porta facilmente a 'entrare dentro', quasi fossi un assistente invisibile dei due protagonisti mentre dialogano con i personaggi.
Insomma, un romanzo godibilissimo.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

° ° °
«Odiava quella parte del lavoro di poliziotto, quella sensazione di ottundimento all’inizio di un caso, l’impressione di brancolare nella nebbia, quando niente tornava con niente. Si sentiva come una scimmia con una noce di cocco senza un sasso per romperla. » (...)

«Prese un’altra sorsata prudente della sua birra. Quando rimise il bicchiere sul bancone una scia gialla corse lungo l’interno del vetro per fondersi con il resto della schiuma. Era strano, rifletté Quirke, ma in effetti a lui non è che piacesse molto bere con i suoi annessi e connessi, la puzza saponosa della birra, l’ustione del whisky. Persino il gin, che quasi non prendeva in considerazione, gli dava una sensazione metallica in bocca da mettere i brividi. Ma quel bagliore, quel bagliore interno, a quello non voleva rinunciare, a prescindere dalle condizioni del suo fegato e del suo cervello. » (John Banville, False piste)


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