martedì 23 agosto 2016

#QUARTAdiCOPERTINA / "Il patto con il diavolo", di Fulvio Scaglione

Fulvio SCAGLIONE, "Il patto con il diavolo. 
Come abbiamo consegnato il Medio Oriente al fondamentalismo e all'Isis"
Bur Rizzoli, 2016
pagine 163, € 15,00, € 8,99

Testo di presentazione dell'Editore - Citazioni scelte da Mixtura

Sono ormai venticinque anni che i Paesi occidentali vivono il dramma del terrorismo islamico, ma nonostante guerre, alleanze sancite e instaurazione di regimi “amici”, la situazione resta incandescente. 
Ma è davvero impossibile fermare gli islamisti? E per quale motivo i popoli del Medio Oriente ci appaiono irriducibilmente ostili, anche quando ci presentiamo con le migliori intenzioni? 
Nella prima inchiesta che ha il coraggio di affrontare a fondo le responsabilità dell’Occidente, Fulvio Scaglione – che ha vissuto da inviato tutti i conflitti che hanno generato l’attuale crisi mediorientale, dalla Cecenia all’Afghanistan fino all’Iraq – racconta i clamorosi errori di valutazione, gli affari non sempre limpidi, le alleanze sbagliate o tradite, e mette a nudo ciò che potevamo fare e che invece non abbiamo fatto contro il terrorismo islamico. 
Dalle fratture ereditate dalle politiche coloniali ai danni causati con la rovinosa “guerra al terrore”, dalla visione superficiale e sbagliata sull’Isis e la sua organizzazione all’unione tossica di politica e interessi che ha determinato le strategie in Medio Oriente, Scaglione passa in rassegna la lunga lista di disastri in cui ci siamo impantanati. E mette in discussione le basi su cui abbiamo fondato le nostre scelte, a partire dall’illusione di poter “esportare la democrazia” e imporre in ambiente islamico usi e costumi occidentali: perché, al di là della propaganda e della retorica, “i tentativi di travasare i riti della nostra democrazia parlamentare hanno sempre prodotto dei mostri politici”. 
Un’indagine lucida e coraggiosa che mostra come, e perché, l’Occidente ha lasciato che accadesse il peggio, un’inchiesta senza sconti che pone tutti noi davanti alla domanda più scomoda: vogliamo davvero eliminare l’Isis?

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Naturalmente l’Arabia Saudita non è stato e non è tuttora l’unico Paese che alimenta estremismo e jihadismo. Per restare in Medio Oriente, l’hanno fatto anche la Libia di Gheddafi, la Siria di Bashar al-Assad, l’Iran degli ayatollah. Ma nessuno ha potuto mettere in campo una potenza finanziaria, diventata poi potenza di fuoco, paragonabile a quella dei sauditi. Secondo una proiezione inglese, magari aleatoria ma comunque indicativa, nei settantaquattro anni della sua storia l’Unione Sovietica avrebbe speso quasi cinque miliardi di sterline per fare propaganda al comunismo fuori dai propri confini; l’Arabia Saudita, diventata prospera grazie allo sfruttamento del petrolio a partire dalla fine degli anni Trenta, per diffondere il wahabismo ne avrebbe già investiti quasi novanta. 
Dunque siamo complici di tutto questo? Eccome. La Gran Bretagna finge di non vedere per concretissime ragioni di business: l’Arabia Saudita è il suo primo partner commerciale in Medio Oriente, con duecento joint ventures che producono un giro d’affari di circa diciotto miliardi di sterline l’anno. Circa trentamila inglesi vivono e lavorano nel regno saudita, le cui forze armate sono il miglior cliente dell’industria britannica degli armamenti, con ordini per quattro miliardi di sterline tra 2010 e 2015. Lo stesso discorso vale per la Francia: nell’ottobre del 2015 il primo ministro Manuel Valls ha guidato a Riyad un piccolo esercito di duecento industriali francesi ed è tornato a casa trionfante dopo aver firmato contratti per un valore di dieci miliardi di euro. Le foto scattate in quei giorni lo mostrano compostamente seduto accanto al principe Nayef, vice premier e ministro degli Interni saudita, che qualche mese più tardi riceverà la Legion d’onore dalle mani del presidente Hollande. In gioco ci sono come sempre contratti per la fornitura di armi, ma anche di satelliti per telecomunicazioni e centrali nucleari. E l’Italia non è da meno. L’interscambio commerciale nel 2014 ha raggiunto un valore di nove miliardi di euro e l’obiettivo è incrementarlo ulteriormente. Anche l’Italia, durante la visita a Riyad del primo ministro Matteo Renzi, nel novembre del 2015, ha sfoggiato il proprio fiore all’occhiello: la metropolitana senza pilota in via di realizzazione da parte di nostre aziende. E poi, come al solito, tanti sorrisi e nemmeno un cenno alle altre questioni. (Fulvio SCAGLIONE, "Il patto con il diavolo", Bur Rizzoli, 2016)
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