Simona SPARACO
"Equazione di un amore"
Giunti Editore, 2016
pagine 273, € 18,00, ebook € 9,99
Passione, abilità psicologica, scrittura fascinosa e raffinata
Tutto si svolge tra Singapore e Roma, in un presente costantemente risucchiato dal passato e che, quando sembra trovare un assestamento in qualche modo tranquillizzante, ogni volta rimette in discussione il futuro che sembrava acquisito.
Centro focale del romanzo è un classico 'triangolo amoroso' che vede protagonista Lea, giovane scrittrice alla ricerca dell'esordio narrativo, divisa tra un affetto certo e sicuro, quieto e ormai instradato, per il marito, Vittorio, e un legame travagliato, appassionato ma anche velenoso, con un ex compagno di scuola, Giacomo, che per strane coincidenze sembra ritornare e perseguitare l'equilibrio ritrovato.
Lea e Vittorio, avvocato di successo che al successo ha dedicato la vita, vivono a Singapore: lui più di lei ancora romanticamente innamorato e felicemente immerso in una bolla ordinata e protettiva di coppia, desideroso di programmare finalmente un figlio finora sempre desiderato ma mai arrivato. Lei fragile, psicologicamente ingarbugliata, ma delicatamente sensibile e confusamente bisognosa di una passione che la risvegli e le faccia rivivere i brividi dell'amore impossibile di adolescente.
Lea ha scritto il suo primo romanzo, ispirato alla sua esperienza all'estero: una piccola casa editrice romana le propone la pubblicazione, ma le chiede due mesi di permanenza in Italia per seguire da vicino il necessario lavoro di editing.
Lei acconsente. E il passato ritorna e sconvolge ogni assetto: Giacomo compare e scompare, in un'alternanza di fatti e dinamiche che conducono a un finale inatteso.
E' una sintesi, questa, rozza e violentemente riduttiva, che mortifica la bellezza e la felice complessità di un romanzo ampio e profondo, che indaga, con psicologia sottile e scrittura ricca e suggestiva, ogni piega dell'anima umana, non solo femminile, quando Eros irrompe in ogni sua variante, fisiologica e patologica, e tutto sembra travolgere, facendo emergere le profondità scure e pericolose che stanno spesso insospettate dentro di noi.
Nessuna strizzata d'occhio al genere 'rosa', che la materia dell'amore, circoscritto al tradizionale triangolo, potrebbe suggerire: perché il tono è tenuto alto e teso, senza cadute sentimentalistiche; il linguaggio è elaborato e attento; e l'indagine, incessante e mai noiosa o stucchevole, analizza le dinamiche relazionali e interiori nel loro anche contraddittorio svilupparsi, con una sensibilità acuta e rotonda insieme, dando ragione plausibile e non superficiale alle tante mosse anche inaspettate che segnano la storia.
Le pagine corrono. Si gustano le descrizioni paesaggistiche (Singapore, Roma, un'estate alle Cicladi) e le riflessioni sul contrasto di ambienti culturali tra Singapore e Roma. E si apprezza la figura psicologico-materna dell'amica Bianca, che non smette di offrire a Lea, e al suo disagio passionale, un (tentativo di) ancoraggio in termini di analisi di realtà.
Nel suo curriculo di autrice, Simona Sparaco, ormai scrittrice autorevole e affermata, aggiunge un'ulteriore opera di pregio.
Oltre all'interesse suscitato dalla vicenda in sé, dipanata con la maestria di chi conosce i ritmi di una sceneggiatura che sa prolungare gli effetti di 'suspense' e seguìta minuziosamente con una partecipazione intensa e trascinante, ma anche con una delicatezza psicologica raffinata, resta qui confermato, come cifra stilistica della scrittrice, il linguaggio: ricco, vivido, emozionalmente denso e fascinoso, mai scontato o casuale, sempre attentamente studiato e calibrato, capace di restituire il dolore e il desiderio, il sesso e l'amore, in ogni aspetto problematico di luci e d'ombra, e di evocare atmosfere commoventi, spesso di genuina suggestione poetica.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
https://it.wikipedia.org/wiki/Simona_Sparaco
«
Le mani di suo marito le slacciano il tubino cautamente, con tutta la cura e la dedizione necessarie a non rovinare neanche un dettaglio. Sebbene inusuale la scelta di farlo proprio sul tavolo, l’inizio è una cerimonia lenta, che prevede una serie di gesti familiari da cui Lea si sente confortata. Mentre appoggia una mano sulla sua spalla, l’occhio le cade su un’unghia da cui è saltato un pezzetto di smalto. Lo ha messo qualche ora prima per lui, perché sa che gli piace. Lei non ama truccarsi, solo un filo di fard a nascondere le lentiggini che su quell’incarnato così pallido non le sono mai piaciute. Scosta una lunga ciocca di capelli ramati dal collo e lascia che Vittorio la baci, lì, in quel punto dove le vengono i brividi. E in quel momento pensa a come sarebbe stato se Vittorio quel vestito glielo avesse strappato di dosso, se fosse stato preso dall’urgenza di sdraiarla lì prima di cenare, quando era ancora apparecchiato con il servizio buono. Ma quella è passione effimera, non l’amore che ti riaggiusta la vita, si dice mentre sente il corpo di Vittorio aggiustarsi sul suo, chinarsi per cercarla e diventare con lei una cosa sola.
Ora deve smettere di pensare al mal di testa, all’aria condizionata e a qualunque altra inezia la tenga ancorata a quel soggiorno. Deve crederci anche lei che si possa diventare una cosa sola, perché c’è stato un tempo in cui l’ha ritenuto possibile: perdere qualsiasi contatto con il mondo esterno e finire in un altrove senza più materia né confini. (Simona Sparaco, "Equazione di un amore", Giunti Editore, 2016)
«E allora cosa c’è alla fine di tutto?» gli chiedeva lei. «Nessun paradiso?»
«Niente. Solo la fine.»
«E non hai paura di morire?»
«No, non ce l’ho. Ho solo paura di non trovarmi vicino in quel momento alle persone che amo.»
«E chi vorresti, se succedesse ora?»
«Vorrei te. Ma c’è una regola, Lea, che ti devi ricordare. Tutto quello che si dice prima o dopo un orgasmo, non ha grande valore.»
«Allora ti amo» disse lei, mentre lui la riprendeva a sé.
«Ti amo anch’io» concesse lui, nell’inganno della passione. (Simona Sparaco, "Equazione di un amore", Giunti Editore, 2016)
Nell’entanglement quantistico, due particelle elementari, come gli elettroni o i fotoni, che costituiscono un insieme e che interagiscono per un certo periodo di tempo in esso, sono poi soggette a un legame indissolubile: se vengono separate, anche a distanza di chilometri o anni luce, si comportano come un tutt’uno. (Simona Sparaco, "Equazione di un amore", Giunti Editore, 2016)
«Tutti hanno una persona giusta da qualche parte, Lea. Bisogna solo saperla guardare.»
«Ma dove le prendi, sui bigliettini del cioccolatini? Un’altra frase così e ti tolgo l’amicizia.»
«Ma sì» ride Bianca. «È proprio così. La prima sera che io e Andrea siamo usciti insieme, non te la ricordi? Dicevo che aveva il naso storto, le sopracciglia troppo folte, non mi ero nemmeno truccata e avevo i capelli sporchi. Ma che, non te lo ricordi? Ero quasi certa che a cena sarei morta di noia. Poi lui invece mi ha fatta divertire, e io l’ho immaginato bambino e ho pensato che, se l’avessi incontrato da ragazzina, saremmo diventati dei perfetti compagni di giochi, e lì ho capito che c’era qualcosa di assolutamente attraente in quel pensiero. E da quel giorno ho sempre cercato di lavarmi i capelli. Però ti assicuro, anche, che in questo momento non sto fremendo per tornare a casa a continuare quello che tu hai felicemente interrotto.»
«Perché sei una stronza.»
«E tu un’eterna sognatrice, bella mia.» (Simona Sparaco, "Equazione di un amore", Giunti Editore, 2016)
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