Nella solitudine della stanza in cui è rinchiuso, il Che chiede ai suoi guardiani di lasciarlo parlare con la maestra della scuola, Julia Cortez; secondo la sua testimonianza, il Che le disse: «Ah, lei è la maestra. Lo sa che sulla O di “so” non ci vuole l’accento nella frase “Adesso so leggere”?». Indica la lavagna. «Certo, a Cuba non ci sono scuole come questa. Per noi questa sarebbe una prigione. Come fanno a studiare qui i figli dei contadini? È antieducativo».
«Il nostro è un paese povero.»
«I funzionari del governo e i generali, però, girano in Mercedes e hanno un mucchio di altre cose… vero? È questo quello che noi combattiamo.»
«Lei è venuto da molto lontano a combattere in Bolivia.»
«Sono un rivoluzionario e sono stato in molti posti.»
«Lei è venuto a uccidere i nostri soldati.»
«Guardi, in guerra o si vince o si perde.»
*** Paco Ignacio TAIBO II, 1949, giornalista, scrittore, saggista spagnolo naturalizzato messicano, Senza perdere la tenerezza. Vita e morte di Ernesto Che Guevara, Il Saggiatore, 2012
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