Letto e riletto continua a leggerlo
sulla parete che gli spetta trascrive
le parole che ignora. Non gli importa
saperle: che la guardia non capisca.
Di notte le ripete a voce alta
e il pavimento si dilata
in una piazza ventilata dove i figli
ridendo acchiappano le oscure
parole volteggianti
riconoscono voce e odore
ne fanno un motivetto rap -
la moglie ha un intimo tepore.
Passa la ronda sbattono le chiavi
lui sillaba a fior di labbra.
Libero comprerà un vocabolario.
*** Vincenzo ANANÌA, 1940-2013, ex magistrato, poeta, editore e direttore della rivista di poesia internazionale ‘Pagine’ e della casa editrice Zone, Libro, citato in ‘sagarana’, n. 12, luglio 2003, qui
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