«La generazione di mio padre è cresciuta in una società coloniale, in cui i “bianchi” erano l’ideale da imitare. E noi pachistani o indiani imitavamo ciecamente quel modello: eravamo in fondo soltanto dei bianchi malriusciti. Questo paradigma ora non esiste più: i giovani di origine non europea non desiderano essere bianchi o identificarsi con gli occidentali. A un certo punto è nato un movimento chiamato “Back to the roots”, una riflessione sulla questione dell’identità. Si chiedevano chi, come dovessero essere gli individui di origine straniera che vivevano in Occidente. Non si trattava nemmeno di trovare un’identità, ma piuttosto di costruirne una».
[D: E l’unica identità che sono riusciti a costruire è stata l’adesione all’integralismo religioso?]
«Diciamo che si è trattato in realtà di una reinvenzione dell’identità religiosa. Per fare un esempio, nel momento in cui questo passaggio avveniva le mie zie a Karachi indossavano la minigonna e bevevano cocktail. È stata la reinvenzione di una religione idealizzata, un concetto che ha occupato il posto lasciato vacante dal colonialismo e dal fallimento dell’ideologia marxista. In ultima analisi, si tratta sempre di una forma di fascismo: cioè di voglia di risposte pronte, di autoritarismo, di bisogno di colmare un vuoto».
[D: Che genere di vuoto?]
«Un vuoto di significato. Il neoliberismo non ha etica, tutto ciò che devi fare è lavorare e diventare ricco, trasformarti in una macchina da soldi per ottenere status symbol. Senza risposte ma, soprattutto, senza domande. Rifugiarsi nella religione significa avere una risposta a tutto: devi soltanto seguire le regole, seguire il Signore, e tutto andrà bene, tutto acquista un senso. È una soluzione non priva di una sua terrificante bellezza, ma alla fine si tratta sempre di fascismo, di fascismo con un substrato religioso estremamente pericoloso per tutti».
*** Hanif KUREISHI, 1954, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore e saggista britannico, figlio di padre pakistano e madre inglese, intervistato da Francesca Marino, Hanif Kureishi: 'Stiamo attenti allo scontro tra due fascismi', 'L'Espresso', 23 novembre 2015
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