La medicina negli Stati Uniti vive uno stato di «tragica normalità»: negli ospedali vengono ormai regolarmente razionati i farmaci, specie quelli salvavita; si riducono i trattamenti; si risparmia sulle medicazioni. E tutto questo all’insaputa dei pazienti. Le conseguenze - scrive Sheri Fink sul Nyt - sono drammatiche: si pensi soltanto che la carenza di un farmaco (vecchio di decenni) per prevenire le emorragie in pazienti sottoposti a interventi a cuore aperto sta cambiando la chirurgia: «Ormai interveniamo per lo più con triage di tipo militare», spiega il dottor Brian Fitzsimons, anestesista presso la Cleveland Clinic. E il farmaco razionato viene usato solo per operare i pazienti ad alto rischio di complicanze emorragiche. Negli ultimi anni, la carenza di tutti i tipi di farmaci - anestetici, antidolorifici, antibiotici, antitumorali - è divenuta normale. Le forniture sono ormai insufficienti - sottolinea la Società americana di Salute e farmacia - per oltre 150 diverse terapie. I motivi? Dai tagli alla produzione (magari quella meno redditizia per le case farmaceutiche) ai controlli federali insufficienti. Così l’etica del giuramento di Ippocrate soccombe a «pratiche mediche discutibili». In alcuni ospedali e cliniche esistono comitati (con la partecipazione delle associazioni di consumatori) che decidono chi abbia diritto ad ottenere un determinato farmaco e chi no. E talvolta a chi riceve un placebo invece della medicina giusta, non viene detta la verità.«È doloroso - dice dottor Yoram Unguru, oncologo presso il Sinai Children’s Hospital di Baltimora -, talvolta abbiamo due ragazzini malati davanti e medicine sufficienti solo per uno: come si fa a scegliere?».
*** Corriere.it, Nascosta ai pazienti la cronica carenza di farmaci salvavita. E gli oncologi confessano: «Costretti a scelte dolorose», da 'New York Times', 'Rassegna Stampa' (a cura di Angelini, Casati, Mercuri, Zanini), 30 gennaio 2016, qui
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