(...) Per dirla con le parole di Maurizio Viroli, la cattiva novella è questa: “il 2016 consacrerà la fine della Repubblica nata 70 anni fa e il consolidamento del principato renziano. Il regime renziano – precisa Viroli – è un principato perché con l’entrata in vigore dell’Italicum e della riforma costituzionale Renzi avrà sul Parlamento, ridotto ad una sola camera deliberativa (..) un potere di fatto senza limiti. A restringere il potere della maggioranza restano il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale, ma sono deboli argini.”
In effetti l’impostazione di fondo che c’è dietro questo progetto di grande riforma (comprensivo della riforma elettorale), non è quello della revisione della Costituzione, ma del suo superamento, cioè dell’abbandono del progetto di democrazia costituzionale prefigurato dai padri costituenti per entrare in un nuovo territorio, dove le decisioni sono più “semplici”, perché, per legge, il governo è attribuito ad un unico partito, sciolto dagli impacci di dover mediare con partiti e partitini di una coalizione; dove il Parlamento è ridotto ad un’unica Camera (che legifera e dà la fiducia, mentre l’altra Camera, il Senato, ha un ruolo sostanzialmente decorativo), sottoposta ad un ferreo controllo da parte del Governo del partito unico, al quale la legge elettorale garantisce una maggioranza assicurata e la riforma costituzionale garantisce il controllo dell’agenda dei lavori parlamentari, dove le istituzioni di garanzia (Presidente della Repubblica, Corte costituzionale) sono deboli e non possono interferire con l’esercizio dei poteri di governo che, invece, sono “forti”. (...)
La buona novella è che la fine della Repubblica nata 70 anni fa non è per niente scontata, questo progetto può essere arrestato e rovesciato nel suo contrario. Grazie alla lungimiranza dei Costituenti l’ultima parola, quando nel Parlamento non vi è concordia sulle scelte di revisione, spetta al popolo sovrano. (...)
Quello a cui saremo chiamati è un referendum sui valori della Repubblica, sulla democrazia costituzionale, non sul Governo o sulla sorte di un Capo politico.
Bisogna respingere questa mistificazione, evitare che i contenuti del voto siano oscurati e che il referendum venga trasformato in un plebiscito volto ad acclamare un Capo politico. (...)
Deve essere respinto il mantra del conflitto fra riformatori (che vogliono modernizzare le istituzioni) e conservatori (che vogliono difendere i privilegi della casta).
Solamente la cancellazione della memoria può consentire di far passare come innovazione delle riforme istituzionali che tendono a restaurare forme di potere autocratico superate dalla storia. Soltanto attraverso la cancellazione della memoria si può far passare per innovativa una legge elettorale che restaura gli stessi meccanismi manipolatori della legge Acerbo.
E qui veniamo al secondo aspetto del dilemma che abbiamo dinanzi. La grande riforma si compone di due capitoli che costituiscono due facce dello stesso progetto: la revisione della Costituzione e la riforma elettorale.
Se possiamo dare per scontato che il popolo sarà chiamato a pronunciarsi sul referendum relativo alla riforma costituzionale, non è per niente scontato che il popolo possa pronunciarsi con un referendum anche sulla legge elettorale.
Per questo, un gruppo di cittadini ha depositato in Cassazione la richiesta di due referendum abrogativi relativi all’Italicum. Il primo quesito è volto ad abrogare il meccanismo dei capilista bloccati e delle pluricandidature, restituendo ai cittadini italiani la facoltà di scegliere i loro rappresentanti, il secondo quesito è volto ad abrogare il premio di maggioranza ed il ballottaggio, restaurando l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto e la rappresentatività delle assemblee elettive. (...)
*** Domenico GALLO, magistrato e politico, La riforma costituzionale è la madre di tutte le battaglie, relazione introduttiva all'assemblea pubblica "Costituzione 1° Bene Comune" organizzata dal Coordinamento per la democrazia costituzionale lunedì 11 gennaio a Roma, 'MicroMega on line', 11 gennaio 2016.
LINK articolo integrale (e video degli interventi all'assemblea) qui
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