Ci sono delle riflessioni preliminari che dovremmo fare sulla convenienza per una marca di comunicare la diversity, oppure di comprendere quali logiche si seguano per farlo, che rischi si corrano.
Tutti noi condividiamo, sin dall’infanzia, il bisogno fondamentale di sentirci accettati e, per esserlo davvero, la società ci educa attraverso esempi e inviti a imitare modelli desiderabili.
Ma non si ritiene giusto, al contempo, che un essere umano si senta discriminato per esempio per le sue modalità di amare.
Secondo una ricerca condotta dall’Unione Europea, l’Italia è il paese che discrimina di più le persone LGBT.
Secondo Eurispes, inoltre, il 61% degli abitanti di Sicilia e Sardegna non considerano le relazioni omosessuali una forma d’amore al pari di quelle eterosessuali.
Proprio in Sicilia, nel 2011, Ikea uscì con un annuncio pubblicitario che mostrava due giovani uomini per mano, di spalle. Il titolo spiegava: “Siamo aperti a tutte le famiglie”.
Una grande marca che decide di “sedersi dalla parte del torto” in una regione in cui l’omosessualità è considerata uno dei peggiori torti immaginabili per un maschio. (...)
*** Massimo GUASTINI, esperto di comunicazione, La pubblicità è più umana che ipocrita. L'Italia è il paese europeo che discrimina maggiormente le persone LGBT, 'senzafiltro', 17 gennaio 2016
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