sabato 9 gennaio 2016

#FAVOLE & RACCONTI / Giovane Ricco e Povero Vecchio (M. Ferrario)

C'era una volta, in un paese lontano ma molto vicino a noi, un gruppo di uomini molto ricchi. Abitavano in una zona comune della città, in case lussuose, costruite dai migliori architetti del mondo e separate da tutte le altre. Costituivano l'1% della popolazione di quel paese; degli altri 99% molti faticavano a vivere e si ammassavano in casupole fatiscenti.

Un giorno un povero vecchio si trovava a camminare vicino al quartiere dei ricchi, vigilato giorno e notte da guardiani che controllavano che nessun estraneo osasse superare il confine.
Camminava lungo le mura: sapeva che doveva restare rigorosamente all'esterno, perché i vigilanti avevano l'ordine di fermare subito chiunque si avvicinasse troppo alle abitazioni e di consegnarlo alla polizia. 

Era una giornata di sole tiepido: tra poco sarebbe iniziato l’autunno. 
Il povero canticchiava e si godeva la vista dei campi pieni di fiori che ondeggiavano al vento leggero. Ne aveva raccolti un mazzo: come ogni giorno li avrebbe portati alla sua vecchia, perché li mettesse in bella vista sul tavolo della stamberga in cui vivevano. 

Camminava lento, guardandosi in giro: aveva fame, ma confidava nell'aiuto di qualche buona persona. In quel tempo, neppure i giovani, che avevano vigore e competenze, trovavano lavoro. Figuriamoci un vecchio come lui, senza pensione ma ormai in età da pensione e malato, che pure si era dato da fare per tutta la vita finché non era stato gettato via come un rottame dall’ultimo padrone che aveva trasferito la sua attività dove era più profittevole. Eppure, non disperava: come ogni giorno avrebbe incontrato qualcuno, meno povero di lui anche se certo non ricco, che gli avrebbe regalato qualche moneta per comprare un po' di pane e di latte per sé e per la moglie.

E lui avrebbe ringraziato nel suo solito modo.

Ad un certo punto, proprio da una delle uscite del quartiere, vide venire un giovane che parlottava fitto con due amici. 
Avevano tutti un sacchetto in mano, da cui estraevano qualcosa che si mettevano in bocca. Mangiavano meccanicamente, un boccone dietro l'altro. 
Il vecchio si chiese cosa stessero mangiando, poi si accorse che dovevano essere castagne. E si ricordò che in effetti l'estate volgeva al termine: chissà da quanto non assaggiava una caldarrosta.

I giovani procedevano lenti e ogni tanto si fermavano: sembravano molto coinvolti in una discussione e per nulla intenti a gustare ciò che quasi in automatico tiravano fuori dal sacchetto.

Dopo qualche minuto il povero e i giovani si incrociarono. Uno di loro frugò nel sacchetto per cercare l'ultima castagna, ma ormai il sacchetto era pieno di bucce secche. Tirò un'imprecazione e fu in quel momento che vide il povero. 
Senza neppure un cenno di saluto, ma continuando a chiacchierare con gli amici, gli gettò in mano il sacchetto. Poi interruppe un attimo la conversazione con i suoi coetanei per dirgli in malo modo: «Toh, vecchio, buttalo nel primo cestino che incontri».

Il povero prese il sacchetto, lo appollottolò e se lo mise nella bisaccia: sapeva che in fondo alla strada c’era un raccoglitore per l’immondizia e l’avrebbe depositato lì. 
Intanto il giovane, sempre a passo lento, aveva proseguito il cammino con gli amici: continuavano a conversare e a ridere. 

Il vecchio estrasse dal mazzo che aveva sistemato in borsa con cura tre fiori, di tre colori diversi, e rincorse i giovani. 
Raggiunse il ragazzo che gli aveva consegnato il sacchetto con le bucce delle castagne. E da dietro gli toccò con garbo la spalla 
Il giovane si voltò, un po’ sorpreso e molto seccato perché un estraneo aveva osato sfiorargli  la giacca. 
Lo redarguì, con arroganza: «Che vuoi, vecchio? Come ti permetti di mettermi le mani addosso…?»
Il vecchio si scusò: «Non volevo, signore. E’ solo per questo»
Aveva in mano i tre fiori. Glieli porgeva con il braccio teso.
«Sono per voi, signore.»
Il ragazzo si mostrò assai scocciato.
«Non ho soldi, vecchio. E non faccio la carità. Vattene. O chiamo i guardiani».
Il vecchio mantenne intatto il sorriso. 
«Non voglio soldi, signore. Questi fiori sono per voi. Ve li regalo».
Il giovane guardò il vecchio interrogativamente. 
«Non vuoi soldi?»
«No, signore. Dio sa quanto ne avrei bisogno, ma non voglio soldi da voi.»
«E allora, cosa vuoi da me?».
«Ve lo sto dicendo. Regalarvi questi tre fiori».

Il ragazzo ammutolì.
Si passò una mano tra i capelli: non capiva.
Anche gli amici si guardavano l’un l’altro cercando una spiegazione.

Trascorsero secondi che parvero minuti. 

Poi il giovane sembrò riprendersi: «Ho capito. Mi vuoi sfottere, vecchio. Ma hai sbagliato persona.»
Il vecchio restò impassibile. Aveva la faccia aperta: trasmetteva sincerità. 
E continuava a porgere i fiori, con il braccio rivolto al ragazzo. 
«No, signore. Questi tre fiori sono per voi. Se li prendete, vi ringrazio.»

Il giovane indirizzò lo sguardo negli occhi dei due amici, come per cercare in loro una spiegazione.
Tutti si chiedevano cosa davvero volesse quest'uomo che li stava importunando.
Fu allora che uno intervenne: «Facci capire, vecchio. Lui ti ha dato il suo sacchetto della spazzatura e tu gli dai dei fiori?».

Il vecchio non rispose subito.
Prima fece un sospiro leggero, guardando il cielo.
Aveva la faccia serena: di chi è in pace con sé e con il mondo. 
Disse: «Sì, ragazzi. Ognuno dà quello che ha.»

*** Massimo Ferrario, Giovane Ricco e Povero Vecchio, 2016, per Mixtura - Rielaborazione di una storia di autore anonimo, anche diffusa in internet

Nessun commento:

Posta un commento