(...) Cosa spinga una singola persona all’indifferenza verso il male, alla limitazione della compassione e della pietà, non è facile da comprendere fino in fondo. Sadismo e crudeltà possono essere azioni individuali, ma spesso questi atteggiamenti divengono contagiosi, si sviluppano in gruppi, anche molto estesi e sono sostenuti da una ideologia aberrante e paranoica, che fa sentire i portatori del “bene” in diritto di infliggere pene e punizioni a chi viene, per qualche motivo, considerato deviante. Credo che questo spinga André Glucksmann a scrivere una delle frasi che mi sono rimaste più impresse: “Soltanto l’audacia di non pensare più al Bene può consentirci di pensare male del Male”.
Chi si sente portatore di qualche forma di bene assoluto, nell’amore, nella giustizia, nella religione, si sente non solo autorizzato, ma in dovere di sacrificare gli altri e spesso se stesso per un valore a cui fanaticamente crede. Ciò comporta che una critica dall’esterno sia molto più facile della possibilità di ribellarsi o dissociarsi dall’interno, tanto da non poter mai essere sicuri di sapere cosa noi stessi avremmo potuto fare partendo da una storia diversa dalla nostra. Questa considerazione, tuttavia, non deve essere intesa come giustificazione o buonismo, bisogna prevenire gli atti efferati e le ideologie integraliste, ma se, finite le strategie di negoziazione, si arriva alla necessità di una difesa, repressiva o violenta, che almeno non ci provochi piacere.
*** Ruggero PIPERNO, psichiatra e psicoterapeuta, Attentati a Parigi: sadismo e crudeltà, blog 'ilfattoquotidiano.it', 15 novembre 2015
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