domenica 29 novembre 2015

#MOSQUITO / Felicità, passa anche attraverso l'infelicità (Concita De Gregorio)

Può anche darsi che coloro che si applicano alla centratura del sé, che ascoltano il canto delle balene, si curano con i fiori di bach, praticano ceramica raku e meditano ore ad occhi chiusi cercando di ‘sentire’ la propria sorgente di energia raggiungano a vari livelli di sforzo e di costo dei brevi momenti di anestesia locale del dolore. Ciò non toglie che il dolore sia la condizione primitiva. Il motore immobile di ogni cosa. L’infelicità, come ciascuno sa, è la condizione naturale dell’uomo dotato di senno. I nove decimi dei capolavori mondiali letterali, artistici, musicali di tutti i tempi sono il prodotto di temperamenti depressi o iracondi, inclini al suicidio o all’omicidio, gente tristissima, storpia, orfana, disamata, incarcerata, re-uce da esperienze di vita terrificanti o incapace di uscire dalla propria stanza. Pensate che tragedia per l’umanità se Caravaggio, Pavese, Anna Achmatova, Carlos Gardel, Frida Khalo, Leopardi, Dylan Thomas, Bob Dylan, Che Guevara, Artemisia Gentileschi, Saffo o Primo Levi avessero imparato a ‘concentrarsi solo sulle ragioni della propria felicità’, come vorrebbe Anthony De Mello, centomila copie vendute. Se Kavafis avesse ‘depurato la propria mente dalla malinconia’ (Stephen Braun, 300 mila copie negli Usa) e avesse smesso di considerare Itaca un approdo dello spirito - la tensione del viaggio l’illusione della meta - per andarci a passare il mese di luglio in vacanza. Cosi i sommi, ma poi ciascuno ha avuto la prova in qualche momento della vita che il proprio privato talento si nutre di infelicità. O almeno di inquietudine, di disagio. Inoltre: nessun uomo di media intelligenza - uno che veda e senta attorno a sé, dentro di sé - può ragionevolmente essere felice. Felice di cosa? Attimi sì, certo. Lampi, se si è fortunati. Ma per godere del sole bisogna aver patito il freddo, aver imparato a coprirsi e a resistere, a sopravvivere. Un manuale della quotidiana sofferenza, ecco cosa avrebbe senso: che insegni a riconoscere la felicità quando - inaspettata - arriva. Le regole del benessere promettono, in definitiva, una vita tiepida come un pediluvio. Poi - che si sappia - non mantengono nemmeno la promessa. Così si può comprare un altro libro e incrementare giulivi questa bella fetta di mercato. 

*** Concita DE GREGORIO, giornalista e scrittrice, Se basta una regoletta per cambiare davvero la vita, ‘la Repubblica’, 10 maggio 2004.

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