venerdì 27 novembre 2015

#LIBRI PIACIUTI / La questione più che altro, di Ginevra Lamberti (recensione di M. Ferrario)

Ginevra LAMBERTI, La questione più che altro, Nottetempo, 2015
pagine 203, € 13,00, ebook € 3,99

Non si ride, ma si sorride. Molto. Per il tono arguto, brioso, irriverente, sostenuto da uno stile sciolto e spigliato, che sa unire freschezza a velocità.

Una storia esile, ma che ti cattura. Un racconto in prima persona di stati d'animo e piccole situazioni di vita quotidiana. Protagonista una giovane studentessa fuori corso, Gaia, che vive tra la campagna trevigiana, Mestre e Venezia: passa più tempo sdraiata in camera a guardare una crepa nel muro, cercando di guarire la noia fantasticando, che a chinare la testa sui libri per completare gli studi. 
Attorno a lei, un padre squinternato e malato, una madre molto presa da se stessa, qualche amico. 
Quando finalmente Gaia si laurea, comincia la ricerca del lavoro. Anzi, dei lavori: i soliti, precari, insulsi, truffaldini, da cui è impossibile distillare anche una sola goccia di motivazione.  C'è il call center, dove con l'aiuto di una psicologa insegnano a intortare i malcapitati per vendergli al telefono cose che non gli servono. E poi, il catering per il carnevale sontuoso di ricchi veneziani, le interviste elettorali a chiamata. Ma il contratto non più precario arriva con l'Azienda, una multinazionale della ristorazione, che chiama rigorosamente ospiti i clienti, naturalmente è una Grande Famiglia e naturalmente non vende prodotti ma offre emozioni ed esperienze di vita: qui il ruolo fondamentale di Gaia è di accogliere e accompagnare al tavolo gli ospiti, oltre che di pulire i gabinetti. 

Nulla di nuovo: saggi e racconti sui giovani che passano la vita sospesi tra un lavoretto e l'altro, con buona pace di chi continua a pensarli disoccupati perché 'schizzinosi', si sprecano. E anche l'indignazione, per chi non ha perso la capacità di leggere la realtà per quello che di miserabile troppo spesso offre, si sta esaurendo. Però questo esordio di Ginevra Lamberti colpisce: si sfoglia il libro con gusto e partecipazione e si passano due ore intelligenti, leggere ma non spensierate, sedotti da una giovane, Gaia, che, nonostante tutto, cerca di non disattendere il suo nome affrontando la vita con uno sguardo insieme critico e ameno e da un linguaggio originale, sfavillante, che sparge ironia a pagine piene. 

Con un'espressione dolcemente nostalgica si direbbe che l'autrice 'sa tenere la penna in mano': anche aggiornando la metafora con l'immagine, fredda e un po' repellente, della tastiera su cui tutti ormai digitiamo, resta il fatto che gli strumenti servono per scrivere, ma il saper scrivere dipende da tecnica e cuore. E qui ambedue non mancano.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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Oggi è stata una giornata interessante. Ci siamo seduti intorno a un tavolo e la Psicologa ci ha raccontato delle parabole. La prima era la parabola della Ragazza con gli scrupoli. La Ragazza con gli scrupoli era una brava operatrice outbound (per amor di chiarezza si precisa che gli operatori outbound sono coloro che si occupano delle chiamate in uscita). La Ragazza con gli scrupoli che era una brava operatrice outbound, ogniqualvolta cercava di fare un contratto a un anziano, nel momento in cui dal codice fiscale ne capiva la data di nascita, veniva presa da visioni di suo nonno che la guardava contrito e scuoteva il capo. A quel punto provava a distogliere l’attenzione dal volto che aveva accompagnato la sua infanzia, ma quello continuava con lo scuotimento e ripeteva come una litania tremante ricordati che potrei essere io. In seguito a questo vorticare di idee complesse che in realtà nella sua testa si svolgeva in pochi secondi, la Ragazza con gli scrupoli veniva colta dal panico e chiudeva la chiamata. Grazie all’intervento dei suoi superiori, la Ragazza con gli scrupoli è riuscita a superare il blocco con degli incontri motivazionali. Pare infatti che i dirigenti dell’azienda siano coach esperti di un insieme di tecniche, le quali sono raccolte anche in vari manuali, utili a spiegare come dentro di te ci sia la forza per convincere i tuoi interlocutori del fatto che ciò che dici è la sacrosanta verità. Mentre ci racconta le parabole, la Psicologa è graziosa e curata in tutti i modi del fare e del parlare, ma a volte si distrae e la faccia le si trasfigura in qualcosa che sono abbastanza sicura di aver visto in una puntata di X-Files. In questa puntata di X-Files c’era un mostro che sembrava umano e invece sotto la pelle finta aveva una natura di alieno bianco e molliccio. Amava mangiare i cervelli delle persone e per frenarsi andava agli incontri degli alcolisti anonimi. 
Una volta all’anno, i collaboratori a progetto del call center sono invitati ad assistere ai seminari motivazionali tenuti dai dirigenti. La Psicologa dice che sono bellissimi. 
In questo nuovo lavoro, quel che andrò a fare è, con l’ausilio di una postazione computer, una cuffia e un auricolare, chiamare esercenti commerciali e/o fornitori di servizi e/o liberi professionisti di vario genere e spiegare loro che abbonarsi al nostro spazio pubblicitario è la cosa migliore che possano fare nella vita. La Psicologa precisa che non saremo mai abbandonati, che la nostra è una formazione continua e che la vendita è emozione. In uno dei momenti in cui non si trasfigura in Alien perché somatizza la tensione in un movimento a scatti del ginocchio destro, dice che non dobbiamo preoccuparci del rendimento in quanto la persona viene valutata a trecentosessanta gradi. Segue la parabola del Ragazzo cui non è bastata la bravura. Il Ragazzo cui non è bastata la bravura chiudeva dieci contratti puliti al giorno, ma (sospiro) aveva un atteggiamento totalmente al di fuori delle logiche aziendali (occhi al cielo). Dunque, è stato accompagnato in un percorso di uscita dall’azienda (punto). Poi ripete che la vendita è emozione, e io penso che dev’essere necessariamente cosí, perché lei comunque è una psicologa e si occupa di zone del cervello. (Ginevra Lamberti, La questione più che altro, Nottetempo, 2015)

In realtà, mi viene da pensare, la questione del posto fisso è una questione piú che altro di comodità. Da quando ho messo la firma per ricevere ogni mese del denaro sul mio conto in cambio di mansioni che, appunto, prevedono lo spiegare alla gente che deve aspettare, l’accompagnare la gente a un tavolo e il pulire i bagni dove la gente sporca in modi che non avevo idea, sento che qualcosa si è assopito dentro di me in un sonno tranquillo. A volte ho un sussulto, penso che è incredibile, penso che io non lo immaginavo mica che la gente avesse bisogno di una badante per gestire le proprie questioni logistiche e corporee anche nel pieno di salute e giovinezza. Poi controllo il conto corrente on line, calcolo il totale di tutti gli stipendi di qui alla fine del contratto con anche la tredicesima e la quattordicesima, ripeto sentendo come suona bene, dolcissima, la parola quattordicesima, e mi acquieto. (Ginevra Lamberti, La questione più che altro, Nottetempo, 2015)
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