lunedì 30 novembre 2015

#SPILLI / Leader, basta teoria (M. Ferrario)

Ogni giorno escono articoli e saggi su leader, leadership e dintorni. Per non parlare della valanga di slide e citazioni sugli stessi temi.
Ad esempio, in questo momento, all'interrogazione 'leader' su 'google' mi sono state restituite 850 milioni di occorrenze. Mentre per 'leadership', le occorrenze risultano quasi 500 milioni.

Tutti credono di sapere cos'è leader e leadership e 'te la raccontano': anche se spesso è aria fritta. O, meglio, rifritta, a giudicare dalla ripetitività insulsa e ossessiva e dalle scopiazzature dilaganti: perché di originale compare ben poco.

Del resto, anche questa è una spia: in genere, quando si parla molto di qualcosa, quella cosa non c'è. O c'è abbastanza poco. E' così che si 'compensa': buttando sul bla-bla la mancanza di azione.

Non è invece bla-bla, ma un concentrato mirabile di precisione concettuale l'attacco di un recente articolo di Marco Travaglio che qui sotto riporto: a riprova che forse, quando si vuol capire davvero, bisogna lasciar da parte chi si crede esperto e rivolgersi, oibò, anche a un giornalista. Che ci ricordi ciò che dovremmo già sapere, ma o non sappiamo o abbiamo dimenticato rincorrendo le fumisterie con cui ci confondiamo (volutamente?) il cervello.

Trascuro il contenuto integrale dell'articolo perché rivolto alla realtà contingente, soprattutto italiana. Ma le poche parole che estraggo dal 'pezzo' sono di una efficacia mirabile. Poco più di un migliaio di battute: dovremmo solo impararle a memoria.
Ecco l'estratto:

«Che cos'è un leader? È uno che, oltre a saper vincere, sa anche convincere. Governa, non comanda. Cerca sempre di includere, mai di escludere. I consensi non li compra: li conquista con le sue idee e le sue opere. Prima che furbo, è intelligente. Si circonda dei migliori cervelli su piazza, senza il timore che siano migliori di lui e gli facciano ombra. Non ha paura della critica, ma della piaggeria. Non allontana chi lo contraddice, ma chi lo compiace. Non si preoccupa dell'oggi, ma del domani. Fa di tutto per essere serio, autorevole e credibile, perché deve stare sempre un passo avanti ai suoi, trainandoli e non facendosene trainare. Insomma: è la punta di lancia di una classe dirigente che, in caso di incidenti di percorso, è in grado di sopravvivergli e di garantire la necessaria continuità alla sua opera. 
Avete riconosciuto qualche italiano vivente che corrisponda alla descrizione? Credo di no. A parte Alcide De Gasperi, nessun leader politico dell'ultimo secolo vi si è lontanamente avvicinato. Perciò siamo da decenni sempre sull'orlo del baratro.»
(Marco TRAVAGLIO, giornalista, saggista, direttore di 'Il Fatto Quotidiano', AAA leader cercasi, 'Il Fatto Quotidiano', 26 novembre 2015)

Trasferiamo le parole di Travaglio, nate per stigmatizzare la classe politica italiana, anche al mondo dell'impresa.
E capiremo meglio perché la cultura aziendale dominante continua a rappresentare una pesante palla al piede per l'efficacia e l'efficienza della nostra economia.
Corruzione, insipienza, furbizia, arroganza, demagogia, adulazione, conformismo, focus sul breve termine: collaboratori trattati da dipendenti e dipendenti che subiscono più o meno volentieri di essere trattati da oggetti.
Sono questi i nemici da battere.
I nemici culturali che frenano, quando non impediscono, la circolazione di idee, visioni, opinioni: rinsecchendo la linfa necessaria per produrre creatività e innovazione.
Per farlo basterebbe smettere con la retorica e cominciare ad agire. 
Cos'è leadership e cos'è leader lo sappiamo benissimo: se vogliamo saperlo. 
E' ora di pratica.
Faticoso? Rischioso?
Certo, come sempre, quando si cerca di cambiare. Senza proclami, ma agendo. E non gattopardescamente
Perciò, in fondo, meglio continuare a scrivere, o discettare, dell'ennesima nuova (miracolistica) teoria su leadership e leader.
E far aumentare le occorrenze di 'google' alle nostre interrogazioni.

*** Massimo Ferrario, Leader, basta teoria, per Mixtura

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