Quello che vedo come psicoterapeuta sono le conseguenze della scissione marcata tra affettività e sessualità, e anche la paura della sessualità vista come performance. La ricerca degli afrodisiaci è antica quanto il mondo. Come ogni scissione interna crea sofferenza, e poiché la sessualità è il motore della continuazione della vita, non è scissura di poco conto. Banalizzare il sesso è una fesseria, e anche i rivoluzionari che la paragonavano a bere un bicchiere d’acqua quando ha uno ha sete avevano capito poco.
E’ il corpo che si possiede, si considera l’altro un territorio da saccheggiare, o un bene nostro inviolabile. I ragazzi che hanno ucciso un coetaneo per gelosia coniugavano il sesso col possesso da difendere con la violenza da ogni intrusione. “Avere o essere” e “Arte di amare” di Erich Fromm dovrebbero essere libri di testo dalle medie in poi. Libri che non invecchiano. (...)
“Fare sesso” è l’espressione che sancisce la separazione tra sessualità e affettività: certo, si può pensare che è meglio che niente, come diceva Woody Allen in L’amore e guerra: “Il sesso senza amore è ben povera cosa, ma in questi tempi di guerra…” (...)
Io mi auguro che i miei figli facciano l’amore quando si sentono pronti, in un bel posto, sobri, con qualcuno o qualcuna a cui vogliono bene, magari per sei mesi soli.
*** Andrea BOCCONI, psicoterapeuta, didatta di psicosintesi, Sesso, differenze con il fare l'amore, blog 'ilfattoquotidiano.it', 11 agosto 2015
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