Contesto invece le tesi dei riformisti, di quelli che cercano di venderci un «islam moderato» catalogando sotto l’etichetta di islamico quel che sta bene a loro e sotto quella di integralismo ciò che li disturba, come il jihad, il niqab, la poligamia, la lapidazione.
Questi riformisti sono tanto più pericolosi in quanto diffondono l’illusione che ci sia una differenza intrinseca tra un islam duro e puro e un islam più morbido. Lo ripeto: l’integralismo è il figlio legittimo dell’islam, che non è possibile riformare senza andare a toccare qualche elemento fondamentale di questa religione. Un islam riformato è la fine dell’islam. Chi, tra i musulmani moderati, oserebbe invocare l’abrogazione dei versetti ostili agli ebrei, agli atei e ai cristiani e tanti altri che oggi non hanno niente di sensato?
Dire che l’integralismo è una deviazione dell’islam, e che gli islamisti non hanno capito l’islam, non ha senso. L’islam non è altro che la «passatizzazione» del presente. Il musulmano di oggi è animato solo da un’incessante volontà di tornare all’islam primigenio, all’islam delle origini.
Con le loro analisi apologetiche e surrealiste, i «nuovi pensatori dell’islam», come li chiama certa stampa francese, ingannano la vigilanza laica degli occidentali e confortano i musulmani nel loro sonno dogmatico. (...)
È inammissibile che un credente, che in Francia è libero di praticare la propria religione in completa libertà, rimetta in discussione la laicità. Eppure, ribattono fedeli e benpensanti, in che modo alcune manifestazioni come il digiuno del ramadan possono dare fastidio alla società laica? Ecco, in risposta, alcune osservazioni riguardo a questo problema: il digiuno fa bene alla salute? Alzarsi nel cuore della notte per fare il pieno di cibo e non avere troppa fame durante il giorno, e poi tornare a dormire, insomma questo «suhur» è dieteticamente ragionevole? Dimentica ogni altra considerazione e rispondimi sinceramente, da professionista della salute, ho chiesto a un amico medico. Con un sorriso malizioso a fior di labbra, la sua risposta ha riassunto alla perfezione la concezione di tutti i digiunatori musulmani: il digiuno è un obbligo islamico, e tanto basta. Così anche quei paesi dove continuano ad abitare decine di migliaia di non musulmani si trasformano in «Ramadanistan».
Come si può rivendicare una democrazia politica se si continua a rifiutare categoricamente la diversità nella sfera del pensiero e delle credenze religiose? Com’è possibile modificare gli orari di lavoro dei digiunatori e organizzare tutto attorno a loro, in quel mese, senza minimamente considerare quelli che non digiunano? Esiste una sola autorità araba che non criminalizzi chi non rispetta il digiuno? Esiste un solo governo che non si concepisca come tutore esclusivo della vita metafisica della sua popolazione?
E quando la smetterà, a sua volta, il popolino di ficcare il naso nelle faccende filosofiche altrui? Di vigilare per individuare gli odori di cibo provenienti da un qualche non-digiunatore barricato nel suo appartamento o in ufficio? Di smascherare un infedele che assapora un caffè alla turca? Per contro, quelli che non digiunano o, più esattamente, quelli che non c’entrano niente con questa pratica irrazionale, si vedono tutti gli anni condannati a vivere in clandestinità, come vivevano i militanti democratici nelle ore più oscure del nazionalismo e del socialismo arabo.
*** Hamid ZANAZ, giornalista, filosofo, saggista algerino, già docente di filosofia all'università di Algeri, esiliato in Francia, La secolarizzazione dell'Islam è possibile?, 'MicroMega', 4, 2015
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