(dal web, fonte e autore ignoti)
Triste o felice?
"Dipende da te", dice l'immagine: facile, accattivante, di impatto.
Anche, dico io.
Se ci mettiamo un anche, posso concordare.
In alcuni casi, quando la realtà ti dà una sberla, è psicologicamente sano essere tristi.
Perché significa che si sta accettando la realtà per quello che è.
Saper stare nella tristezza è umano.
Attraversarla (saperla attraversare) è anche un modo di gestirla.
Rifiutarla, o peggio rimuoverla, oltre che patologico, è patogeno: aggrava la malattia.
Forse non concorderanno i supereroi di cartone che pullulano nelle imprese e nel sociale e si credono uomini perché tutti-d'un-pezzo e vincenti 'a prescindere'.
Ma vincente è imparare a perdere e accettare le perdite.
Con il dolore che ne consegue.
E poi leccandosi le ferite.
E dandosi il tempo che serve (alle ferite e non a loro) perché rimarginino.
Non lo dicono le slide che proiettano nei meeting: ce lo dice la vita.
Se ogni tanto troviamo il tempo di ascoltarla.
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