venerdì 21 agosto 2015

#RITAGLI / Dipendenti come servitori (Ermanno Olmi)

[D: Il mito del posto fisso è tramontato?]
«A parte il fatto che, salvo gli apparati industriali e la burocrazia dello stato il posto fisso oggi è comunque precario, è un tradimento, serve soprattutto al mondo industriale che ha bisogno di mano d'opera da gestire dall'alto. E con il passare del tempo molti lavoratori rinunciano, capiscono che il posto fisso è una fregatura».

[D: Come gli insegnanti che hanno rifiutato di trasferirsi?]
«Dopo Il posto ho fatto I fidanzati, in cui il protagonista, che a Milano aveva la sua vita e la sua compagna, veniva mandato a lavorare in Sicilia, avrebbe avuto soldi in più. Così fanno le industrie, lusingano i lavoratori, un aumento di stipendio o il passaggio ad una categoria superiore, cosi li spingono a vendere l'anima, creando una società malata di solitudine, che è la tragedia del nostre tempo». (...)

[D: Se dovesse fare un film sul lavoro oggi?]
«Racconterei la solitudine di chi, avendo venduto l'anima alla certezza del posto, si sente più servo che persona con la sua individualità. È ciò di cui ha bisogno il grande sistema industriale, dipendenti come servitori. La speranza? Credo che le crisi che stiamo vivendo siano un segnale da prendere come nuova speranza. Molti giovani capiscono che il posto fisso può significare la rinuncia alla propria anima».

*** Ermanno OLMI, 1931, regista cinematografico, intervistato da Maria Pia Fusco, "Il posto fisso a scapito dell'anima salva", 'la Repubblica', 220 agosto 2015

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