Del resto anche l'uomo che non crede in Dio sente poi la sua morale come una religione, per quanto non ami abusar troppo di questo termine. La sente come una religione, perché la sente come qualcosa su cui è pronto a discutere, ma con la certezza che nessuno più lo convertirà. E ormai invecchiato in quella fede; ha parlato con tanti uomini; ha messo le sue idee a ogni rischio e a ogni paragone. Sa bene che la sua forza di persuasione è scarsa, che i suoi argomenti vanno di continuo rinnovati, che da ogni interlocutore egli ha da imparare qualche cosa. Ma ciò non tocca più la fermezza della sua fede. In questo senso, egli appartiene a una chiesa, che non ammette tradimento di chierici. Lavorare per questa chiesa, favorire l'incremento dei suoi fedeli, è il più adeguato mestiere dell'uomo. In questo lavoro, è il pregio e il prezzo della sua intera esistenza.
*** Guido CALOGERO, 1904-1986, filosofo, saggista, politico, La scuola dell'uomo, 1939, citato da Maurizio Viroli, Guido Calogero, La fede laica nella democrazia, 'Il Fatto Quotidiano', 14 agosto 2015
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