Quando ormai si conoscevano da anni, una sera Armand gli aveva raccontato una cosa.
– Una volta, dopo che gli avevo appena rifilato una risposta stupida e condiscendente, il mio primo capo mi ha squadrato e ha detto: «Prima di parlare, agente Gamache, le consiglio di farsi tre domande».
– Le ammissioni che portano alla saggezza? – aveva chiesto Beauvoir, che ormai le conosceva a memoria.
– Non. Quelle sono affermazioni, queste invece domande. Ascolta bene.
– Eh. Erano seduti sotto il portico di casa Gamache, in piena estate, lui alle prese con un tè ghiacciato, Armand con una birra fresca in mano. Parlando, il commissario aveva contato fino a tre con le dita.
– «È una cosa vera? È una cosa gentile? È proprio indispensabile dirla?»
– Stai scherzando, spero, – Jean-Guy aveva cambiato posizione per guardarlo in faccia. – È una strategia che può funzionare nella vita privata, ma i colleghi ci riderebbero dietro.
– Non devi necessariamente recitarla a voce alta, – gli aveva spiegato Gamache.
Era vero. Il commissario quelle domande non le aveva piú ripetute, ma Beauvoir l’aveva sentito piú di una volta sfoderare risposte pazienti e costruttive.
– Civiltà, – aveva aggiunto alla fine. – Se non la distribuiamo in giro, non possiamo aspettarcela dagli altri. E poi se restiamo calmi le persone ci ascoltano di piú. La rabbia è solo rumore bianco.
«È una cosa vera? È una cosa gentile? È proprio indispensabile dirla?»
*** Louise PENNY, 1958, scrittrice canadese, Un uomo migliore, 2019, traduzione di Letizia Sacchini, Einaudi, 2020
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