- Dottore, ieri mio figlio di 6 anni, quando ha saputo di non poter di nuovo andare a scuola, si è messo a piangere e mi ha chiesto: "ma perché? Le mascherine le portiamo, nei banchi siamo da soli e non giochiamo più troppo vicini. Perché non posso andare a scuola?".
Io credo che ogni qual volta un bambino chieda - smarrito - ad un genitore il perché di un'azione di un adulto nei suoi confronti è perché sta subendo un abuso.
La Scuola non è un luogo che può ridursi ad una "didattica" che possa indifferentemente avvenire "in presenza" oppure "a distanza" senza che non ci siano conseguenze, soprattutto nei più piccoli.
la Scuola è una palestra formativa in cui sono proprio gli scambi, le relazioni sociali, il confronto e il contato diretto a far sì che la trasmissione del sapere da parte di un insegnante (che non corrisponde ad una mera e asettica attività didattica) produca altro sapere negli alunni.
Stiamo vivendo e subendo un sacrificio di salute (perdite enorme di screening preventivi e salvavita per altre importanti malattie più o meno gravi), di sapere (perdita enorme di ore scolastiche), di legame sociale (perdita enorme di scambi e confronti interpersonali), nonché economiche, di portata immane e di cui nessuno sembra preoccuparsi e minimamente calcolare, ma che possiamo realisticamente ipotizzare ben superiore ai supposti guadagni nei confronti di un epidemia che annovera, dall'inizio ad oggi una, percentuali di negatività al tampone del 95% (dati ISS).
Penso che di questo modo folle, impulsivo e sconsiderato di affrontare una emergenza sanitaria ne pagheremo le conseguenze in un futuro non molto in là a venire.
*** Egidio T. ERRICO, psicoanalista, Didattica a distanza, facebook, 21 ottobre 2020, qui
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