«Il 54% di chi va a votare ha una istruzione che raggiunge al massimo la 3^ media. E di questa metà il 20% non ha nessun titolo di studio.»
Lo afferma Nando Pagnoncelli, che, da ricercatore sociale e presidente di Ipsos Italia, di numeri si intende, intervistato da Antonello Caporale, su ‘il Fatto Quotidiano’ (12 ottobre 2020, qui).
Mi viene una battura facile ed immediata: quanto sopra non spiega tutto della situazione italiana, ma spiega molto.
Lo so: può apparire supponente ed elitario. Ma non ho nessun disprezzo per chi non ha studiato, specie se non ha potuto farlo.
Mia nonna (trovata sulla 'ruota' di un convento e adottata da una famiglia di contadini con una nidiata di figli) per me resta un riferimento interiore essenziale di saggezza di vita, e guai a chi ne offuscasse l'immagine. Eppure non aveva finito le elementari, anche se conosceva il francese, che aveva imparato facendo la 'dama di compagnia', e recitava Dante e altri poeti a memoria.
E ho incontrato un fottìo di laureati sostanzialmente analfabeti, con capacità logiche traballanti, disinformati sul mondo, spensieratamente senza pensiero, e di non-laureati intelligenti, vivaci, curiosi e, soprattutto, ‘colti’: che avevano saputo e sapevano continuare a 'coltivare' la consapevolezza critica di sé e del mondo.
Però, che esista, in linea di massima, una correlazione potenziale tra livello di istruzione formale e maggiore predisposizione ad avere un pensiero informato e problematico, mi pare indubbio. L’istruzione non è di per sé cultura, ma ne agevola l’acquisizione. E la democrazia non si concilia con l’ignoranza.
Non è un caso che, da sempre, il Potere tende a mantenere il popolo nell’ignoranza. Facendolo diventare popolino: cioè plebe da circuire e da manovrare.
Il populismo, che liscia il pelo alla gente, non è solo di oggi. E quando questo prevale, la democrazia, quando c'è, è più forma che sostanza.
I diplomi, di scuola superiore o di laurea, non sono l'antidoto automatico: ma se la scuola aiuta a far diventare cittadini, nel senso di persone pensanti, la democrazia si fortifica: fin dalle scelte elettorali.
I dati di Pagnoncelli citati all'inizio, benché forse non sorprendenti, restano inquietanti e dicono parecchio sul perché, anche politicamente, siamo come siamo.
Aggiungiamoci poi, sempre per l'Italia, il tasso drammatico di 'analfabetismo funzionale' (wikipedia, qui): cioè persone che, indipendentemente dal titolo di studio raggiunto, "leggono, guardano, ascoltano, ma non capiscono". Sembra incredibile, ma la stima è del 70%. (qui).
Forse va riscritto: 70%.
E si ha triste conferma che anche i titoli di scuola e univeristà, di per sé, non bastano.
*** Massimo Ferrario, Istruzione, voto, democrazia, per Mixtura
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
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