Animuccia, piccoletta perpetuamente svestita,
ora fa' come ti dico, monta
i rami scalati dell'abete;
aspetta in cima, attenta, come
una sentinella o vedetta. Lui sarà presto a casa;
ti conviene essere
generosa. Non sei stata completamente
perfetta nemmeno tu; col tuo corpo assillante
hai fatto cose che non si dovrebbe
discutere in poesia. Pertanto
chiamalo sulla distesa dell'acqua, sulla luminosa
acqua
con la tua canzone scura, con la tua canzone rapace,
innaturale: appassionata,
come Maria Callas. Chi
non ti vorrebbe? A quale demoniaco appetito
saresti mai incapace di rispondere? Presto
lui tornerà da dovunque vada nel
frattempo,
abbronzato dalla lontananza, reclamando
il suo pollo arrosto. Ah, devi salutarlo,
devi scuotere i rami dell'albero
per ottenere la sua attenzione,
ma attentamente, attentamente, caso mai
la sua bella faccia sia guastata
da troppi aghi cadenti.
*** Louise GLÜCK, 1943, poetessa, saggista, accademica statunitense, premio Nobel per la letteratura nel 2020, Canto di Penelope, da Meadowlands, in 'Poesia', n. 170, 2003, traduzione di Massimo Bacigalupo, riportata in 'la Repubblica', 9 ottobre 2020
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