(...) «Terroristi o psicopatici? Come se si trattasse di scegliere tra i due», ha dichiarato Bernard Henry-Lévy, saltando d’un balzo le paludi del pensiero dicotomico. I terroristi sono sempre psicopatici, come lo erano le SS, ha però aggiunto. Così, nel tentativo di salvare entrambi gli estremi della dicotomia, la sua sintesi ha finito per identificarli ora et semper, e questo non regge alla prova storiografica. Negli anni in cui le Brigate Rosse colpivano magistrati, politici, industriali e forze dell’ordine, nessuno si chiedeva se i brigatisti fossero terroristi o psicopatici. Quella dei Br era ancora una ferocia selettiva e lucida, che almeno distingueva tra i cittadini comuni da un lato, e i detentori del potere dall’altro, decidendo di colpire solo questi ultimi. Questi distinguo i terroristi islamici non li hanno mai voluti fare, uccidendo sempre all’ingrosso, mandando al macello il cristiano e l’ebreo, il credente e il non credente, militari e civili, sunniti tiepidi e sciiti apostati. Molto più simili in questo, ai nostri terroristi neri, strateghi della tensione, che piazzavano bombe nelle banche, sui treni, nelle piazze per massimizzare la carneficina. In confronto ai jihadisti, i Br, per quanto spietati, paiono quasi terroristi etici. Assassini delicati, direbbe Albert Camus. (...)
*** Eletta Elisabetta SANTORI, riercatrice, sociologa, Le baccanti del jihad e le falle del pensiero dicotomico, 'MicroMega online', 26 luglio 2016
LINK articolo integrale qui
Nessun commento:
Posta un commento