Quando Dio è con noi
non è lui:
è solo il nostro
dio.
Se un dio ci fosse
starebbe con tutti:
e allora sarebbe
Dio.
Ma se Dio ci fosse
- è stato già detto mille volte -
si renderebbe visibile
in modo chiaro e inequivocabile:
non giocherebbe a nascondino
con la sua onnipotenza e la sua infinita bontà
e non se ne starebbe assente
- indifferente o complice -
a contemplare le nostre
carneficine.
Siamo solo
soli,
soli con noi stessi:
incapaci di accettare
la solitudine umana che è umana
e incapaci di stare
- semplicemente,
difficilmente -
noi tra noi
con noi.
Siamo fatti di terra per la terra:
e i sogni di cielo
ci sono indispensabile nutrimento
per camminare sulla terra
- anche insieme -
e con l'anima accesa.
Non per altro:
il cielo resta in cielo
e noi restiamo qui sulla terra per tornare
terra.
Tutti custodiamo in cuore
- preziosamente -
un sano e naturale bisogno di
dio.
Ma il bisogno di dio non è
Dio.
E non abbiamo ancora imparato
che crederlo
porta spesso - troppo spesso -
alla bestemmia.
Troppe volte la fede oltre noi
è diventata motore di scempi
di anime soffocate e di corpi dissanguati.
Troppe volte noi che siamo terra
abbiamo - comodamente,
colpevolmente - delegato al cielo
- al semplice costo di qualche preghiera
che non costa -
ciò che dalla terra è
indelegabile.
Forse solo l'utopia - concreta,
terrena e rigorosamente minuscola -
di una fiducia in quell'umano che è in noi
- il limite, ma anche la possibilità;
il destino, ma anche la responsabilità -
potrà farsi testardo
incoraggiamento
a una vita di eguali e diversi:
l'unica vita per cui sia valore
vivere.
Allora non sarà cielo:
ma avremo piedi ben piantati dentro la terra
e lo sguardo tutto orizzontale
e sarà - finalmente -
(con)vivere.
*** Massimo Ferrario, La bestemmia, per Mixtura, 16 novembre 2015. In occasione degli attentati di Parigi della notte del 13 novembre 2015.
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