martedì 4 agosto 2015

#RITAGLI / Post-democrazia (Ilvo Diamanti)

Post-democrazia, il termine qui usato da Ilvo Diamanti per definire lo stato politico cui l'Italia è giunta grazie alla marcia progressiva e solitaria di Renzi che lo ha portato ad essere presidente del Consiglio, è un termine 'forte'. 

Non è stato inventato ora. Ma dal politologo britannico Colin Crouch nel 2003 (Post-democrazia, Laterza, 2005). Con esso, si intende un sistema politico ancora regolato da norme democratiche, ma la cui applicazione è progressivamente svuotata dalla prassi politica, sempre più oligarchica e staccata dalla partecipazione dei cittadini.

'Post' non vuol dire 'anti'. E quindi nessuna accusa di essere contro il sistema democratico. 
Ma, ovviamente, significa 'dopo'. E 'dopo', mi pare chiaro ed evidente, dice che la fase democratica, che c'era prima, non c'è più. Che è subentrata un'altra cosa. 
Cioè: la democrazia correttamente intesa non esiste più.

Le parole, per me, continuano ad avere un senso. 
Le abbiamo trasformate in 'aria fritta', ma siamo 'noi' che l'abbiamo fatto. 
'Loro' restano concretissime. E continuano a significare ciò che significano.
Se diciamo che l'Italia è in' post-democrazia' diciamo una cosa grave. 
Per la quale mi aspetterei che i più alti organi istituzionali, oltre che i politici e i cittadini, dicessero qualcosa.
Dico che 'mi aspetterei'. Ma non è vero: 'non me l'aspetto'.
Perché anche questo è un segnale di conferma. 
Della 'post-democrazia'. (mf)

° ° °

Il Premier Matteo Renzi prosegue nella sua marcia solitaria. Un giorno dopo l'altro, una parola dopo l'altra, disegna una democrazia personale e immediata. Centrata sulla sua persona. Refrattaria alle "mediazioni". Diffidente verso i "mediatori". Si tratti di organizzazioni, associazioni o di soggetti istituzionali. Così, in pochi giorni, è intervenuto "direttamente" contro i sindaci e, prima ancora, contro il sindacato. Colpevoli, entrambi, di ostacolare, in modo diverso, il turismo e, quindi, l'economia italiana. Il sindacato. Con le iniziative che hanno reso difficile l'ingresso agli scavi di Pompei. E con lo sciopero dei piloti Alitalia, che ha generato disagio ai passeggeri. A Pompei come negli aeroporti le iniziative sono state condotte da sigle autonome e singoli comitati. D'altronde, nei servizi, poche persone, collocate in posizione strategica, possono generare grandi disagi pubblici. Tuttavia, il premier ha polemizzato, esplicitamente, contro il sindacato. Senza specificazioni. D'altronde, Renzi, da tempo, conduce la sua polemica contro il sindacato. Che ha il volto di Landini, leader della Fiom e di "Coesione Sociale", che nello scorso autunno ha promosso manifestazioni e scioperi contro il Jobs act e le politiche del lavoro del governo. Il sindacato evocato da Renzi. Chiama in causa Susanna Camusso, che, non per caso, ieri, su Repubblica, ha replicato che la "la Cgil non ci sta a essere usata in modo strumentale dal premier per recuperare il voto moderato". (...)

D'altronde, il capo del governo - e del partito di maggioranza - è un leader "non eletto" in Parlamento. Come i suoi principali oppositori. Beppe Grillo, leader  -  pardon: portavoce e megafono  -  del M5s. E Matteo Salvini, segretario della Lega: parlamentare europeo. Insomma, Renzi è, per ora, il premier di una Repubblica extra-parlamentare. Impegnato a costruire uno specifico modello di democrazia. Maggioritaria e personalizzata. Come prevedono le riforme istituzionali (in particolare, il monocameralismo) e la stessa riforma elettorale. L'Italicum. Che non delineano un "presidenzialismo di fatto" (come ha sottolineato il costituzionalista Stefano Ceccanti sull'Huffington Post ). Piuttosto, una Repubblica ancora "indistinta" (per citare Edmondo Berselli). Ma fondata sul premier. Renzi, d'altronde, nel frattempo agisce "come se" fosse già premier-presidente. Agisce e decide  -  o meglio: promette di agire  -  in fretta. Veloce. Così, dal Giappone annuncia l'approvazione della riforma della pubblica Amministrazione. "Entro giovedì". E si rivolge ai cittadini e agli elettori. Saltando mediazioni e mediatori. Sindacati e sindacalisti. Sindaci e governatori. Scavalca perfino il Parlamento e, soprattutto, i partiti. Compreso il "proprio". Che, d'altronde, costituisce il principale luogo, il principale soggetto-oggetto del suo esperimento.

Il Pd. Tradotto e trasformato nel PDR. Il Partito Democratico di Renzi. O, più semplicemente, nel PdR. Il Partito di Renzi. Un post-partito, veicolo e portabandiera della PDR. La Post-Democrazia di Renzi. Fondata sul premier.

*** Ilvo DIAMANTI, sociologo e sondaggista, La post-democrazia fondata sul premier, 'l a Repubblica', 3 agosto 2015

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Sempre in Mixtura, altri 2 contributi di Ilvo Diamanti, qui

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