(...) Pur con i suoi difetti, il secolo dell’ideologia aveva un’idea complessiva di bene comune, che non è affatto la sommatoria degli interessi privati. Ecco, da noi il bene comune è diventato una sorta di res nullius, che non ci appartiene. Gli spazi pubblici fatichiamo a sentirli nostri, tant’è vero che li trattiamo molto male. In questo senso dico che la classe dirigente ha perso per strada il ‘sentimento’ della propria responsabilità.
[D: Abbiamo dimenticato Mani Pulite?]
È stata rimossa. Tangentopoli è stata, diciamo, una fase in cui si è tentato di moralizzare il Paese, anche se non possiamo negare i limiti dell’azione giudiziaria, che credo abbia fatto luce solo su una parte del malaffare dell’epoca. Però dobbiamo dirlo: a differenza di adesso, era un malaffare indirizzato soprattutto ai partiti, mentre oggi mi sembra tutto indirizzato alle persone o ai gruppi di potere. Quella lezione non l’abbiamo storicizzata. Per esempio riguardo alla sostituzione dell’etica con la norma penale nel discorso pubblico: un tema che meriterebbe una riflessione ampia. Alla fine tutto si richiude: l’Italia è un Paese ad alta digeribilità, che non impara dai propri incidenti. Ci si rifà molto facilmente una verginità, e si cambia di aspetto e di maschera con grandissima velocità. (...)
Sai qual è la malattia senile del giornalismo? Quando accade qualcosa e tu pensi di sapere già come andrà a finire. E allora, credendo di sapere, hai un atteggiamento un po’ scettico e superficiale rispetto a quello che accade. Invece ti devi stupire, incuriosire, indignare. Sempre. Tu devi essere attratto dal sistema. Cioè, la tua carne, il tuo corpo, devono essere attratti dalle notizie. Ma quando tu ti soffermi sul ciglio – con la tua giacca e cravatta come faccio io – e giudichi dall’alto, sei superficiale, superbo. E alla fine fai male il tuo mestiere.
*** Ferruccio DE BORTOLI, giornalista, ex direttore del 'Corriere della Sera', intervistato da Silvia Truzzi, Renzi ha una concezione autoritaria di occupazione delle istituzioni, estratto, 'Il Fatto Quotidiano', 12 maggio 2015
LINK, intervista integrale qui
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